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Il Foglio Rassegna Stampa
27.10.2023 Gaza: la minaccia dei tunnel
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 27 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Quanto è estesa la ragnatela di tunnel di Gaza, la minaccia più grande per l’operazione di Israele»
Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 27/10/2023, a pag. 1, con il titolo 'Quanto è estesa la ragnatela di tunnel di Gaza, la minaccia più grande per l’operazione di Israele', l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini | Festival Economia Trento 2023
Micol Flammini

Israele si prepara all'invasione di Gaza mentre i civili fuggono -  Internazionale

Roma. L’esercito israeliano sta conducendo brevi operazioni dentro alla Striscia di Gaza. Entra, colpisce, cerca di capire fino a dove può arrivare e torna indietro. Giovedì mattina l’operazione è stata un po’ più grande del consueto, una brigata ha utilizzato dei carri armati per un’incursione mirata contro infrastrutture in mano ai terroristi, postazioni di lancio dei missili cercando anche di capire come sarà il campo di battaglia, quando l’operazione via terra annunciata, ritardata, promessa diventerà reale. Come saranno le battaglie dentro alla Striscia, l’esercito può soltanto cercare di prevederlo, si sta preparando a combattimenti dentro a centri abitati, guerriglia, ma continua a essere la rete di tunnel la minaccia imponderabile. Sotto la superficie della Striscia di Gaza, i cunicoli sono in espansione, finora se ne conoscono circa 1.300, estesi in modo tortuoso per cinquecento chilometri, alcuni sono scavati fino a settanta metri di profondità. Non sono una novità, ma se è possibile controllare i tunnel che arrivano nel territorio israeliano, il loro uso dentro Gaza è meno decifrabile. Attraverso le gallerie scavate nella sabbia della Striscia, i terroristi sono riusciti a volte a sbucare in Israele, ma lo stato ebraico ha iniziato a investire miliardi per prevenire nuovi attacchi, ha posto sensori nel terreno, è arrivato a gestire la ragnatela sotterranea, e anche in questo è stata la sorpresa del 7 ottobre: “Li aspettavamo dalla terra e sono arrivati dal cielo”, ha detto al Foglio una fonte vicina all’esercito. Conoscere i tunnel che arrivano fino al territorio dello stato ebraico e che si estendono da nord, costruiti da Hezbollah, e da sud, costruiti da Hamas, non vuol dire però saperli gestire dentro alla Striscia. Le difficoltà legate alle gallerie sono tre. In primo luogo non sono semplici da localizzare, spesso sono costruite sotto altre strutture, ma una volta localizzate si presenta la seconda complicazione: come distruggerle. La Striscia di Gaza è lunga 40 chilometri, nel suo punto minimo è larga sei e nel suo punto massimo quattordici, è densamente popolata e con dei tunnel che si estendono sotto a centri abitati, è difficile poterli colpire con bombe antibunker: per questo a volte ci sono bombardamenti contro una strada che sembra senza bersagli degni di nota, ma in realtà è stata presa di mira perché è uno dei pochi tratti disabitati sotto al quale passano i cunicoli di Hamas. La decisione di scavare sotto a case, palazzi, ospedali è una delle strategie dei terroristi per limitare i bombardamenti di Israele. Nei tunnel ci sono centri di comando, depositi di armi, cibo, carburante, tutto ciò che serve a portare avanti la guerra. Nascosti nella ragnatela di gallerie, potrebbero trovarsi anche gli oltre duecento civili rapiti. Una volta che i soldati saranno dentro Gaza, i tunnel costituiranno una grande minaccia, per questo l’esercito sta cercando di neutralizzarne il più possibile. Ci sono unità di Tsahal addestrate a combattere dentro alle gallerie, che sanno come far fronte al freddo e alla mancanza di luce, conoscono le strutture, ma questa Gaza sotterranea continuerà a essere un vantaggio per Hamas, i suoi uomini potranno spostarsi da un punto all’altro con agilità, potranno sorprendere i soldati. Nel 2014, durante l’operazione Margine di protezione, due israeliani vennero uccisi a Gaza, si chiamavano Hadar Goldin e Oron Shaul, i loro corpi vennero trascinati dentro ai tunnel e non furono mai restituiti alle famiglie, l’elmetto di uno dei due venne ritrovato in una galleria, ma Hamas non volle mai portare avanti le trattative. Quanto sia grande la ragnatela che per ora rappresenta la forza di Hamas, non si sa con esattezza, ma ci sono elementi che indicano che è in espansione. Giorni fa l’Urwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che è attiva anche dentro alla Striscia e si occupa dei profughi palestinesi, ha denunciato un furto di carburante, attrezzature mediche e cemento che serve per rimettere in piedi le abitazioni, tutto materiale arrivato per scopi umanitari. Secondo l’agenzia i colpevoli erano uomini arrivati con dei camion forse appartenenti al ministero della Salute, che è sinonimo di Hamas. La denuncia era apparsa sui social e poi era stata cancellata: la paura di Hamas è un fatto concreto che coinvolge chiunque viva nella Striscia. Le parole però mostrano che i terroristi stanno ammassando tutto ciò di cui hanno bisogno per la guerra e per i tunnel togliendolo alla popolazione. I primi cunicoli dentro Gaza furono progettati per il contrabbando, soltanto dopo, seguendo l’esempio vietnamita e nordcoreano, i gruppi armati impararono a gestire la dimensione sotterranea. Uno dei motivi che trattengono Israele dall’operazione via terra è la consapevolezza di avere una lacuna informativa: come non sapeva dell’attacco del 7 ottobre, così non riesce a prevedere come Hamas intende difendere la Striscia. Sa che molto potrebbe avvenire sottoterra.

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