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Il Giornale Rassegna Stampa
19.10.2023 Non siete soli
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 19 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Non siete soli»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 19/10/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Non siete soli".

A destra: Joe Biden

Fiamma Nirenstein, Autore presso Fondazione Luigi Einaudi
Fiamma Nirenstein

Non siete soli, ha ripetuto tutto il giorno il Presidente, ma a sera ha lasciato di nuovo Israele in preda della sua guerra, i soldati sul bordo di Gaza che aspettano l’ordine di entrare mentre le famiglie tremano, le decine di migliaia di persone private dei loro cari, dei vecchi e dei bambini, i kibbutz del sud bruciati, quelli del nord in fase di sgombero mentre gli hezbollah sparano. Con eloquio lento, un vecchio saggio che compie il suo dovere, ha fatto sentire compreso questo Paese disperato. Erano le 6,30, molto più tardi dell’ora stabilita dal protocollo, quando, illuminato, l’Air Force One si è levato nel cielo di Tel Aviv. La gente d’Israele l’ha salutato già in preda alla nostalgia. La visita di ieri ha avuto un grande merito, quello di ristabilire il significato reale del 7 di ottobre, e con esso l’importanza della patria degli Ebrei per tutto il mondo libero: a chi ha classificato la vicenda mostruosa come un episodio dello scontro israelo-palestinese, chi ne ha fatto addirittura una conseguenza della sofferenza della Striscia di Gaza, immaginata erroneamente come occupata, ha potuto sentire nelle parole di Biden l’ammirazione per il popolo ebraico, per la sua fatica di vivere, l’indispensabilità per il mondo libero a fronte di quello dell’oscurità terrorista. Biden ha recuperato il senso strategico e morale della vicenda: difendere Israele da una minaccia mostruosa, che, ha detto, minaccia anche gli USA. Con la strage è stata riproposto l’incredibile mostro della Shoah: l’attacco genocida, e Biden non ha risparmiato le parole, nei numeri e nella ferita alle famiglie d’Israele, è sovrapponibile alle peggiori persecuzioni, alla Shoah, e nella storia degli USA è simile all’attacco dell’11 di settembre. Anzi, ha detto Biden, in Israele la strage è stata per numeri quattro volte tale. Biden è venuto col cuore in mano, con molti aiuti pratici, armi, denaro… Dopo l’incontro strategico, in cui certo si è parlato molto anche di Iran, il grande regista dell’attacco islamista, e di hezbollah, ha incontrato le famiglie dei rapiti e delle vittime e eroi sopravvissuti. A ciascuno Biden ha dichiarato il suo sostegno, ha fatto sentire quanto sia comune la cultura umanistica del più grande e del più piccolo Paese democratico, ha ritessuto la tela smembrata da falsi totem usati contro Israele: colonialismo, occupazione… anche dichiarando che il razzo che ha colpito l’ospedale di Gaza proveniva “da altri”, la Jihad Islamica. Ha ricollocato la guerra di Israele, nell’ambito delle grandi guerre giuste. La confidenza con Netanyahu durante i colloqui in un albergo di Tel Aviv, dove si è anche riunito il gabinetto di sicurezza, ricordava le foto in cui, profilo a profilo, Roosevelt e Churchill si consultano contro il nemico. Biden ha spiegato che “non devi per forza essere ebreo per essere sionista”, ha concluso la visita citando Mosè come il simbolo della capacità di leadership e di lotta del popolo ebraico. Ha posto poi la questione umanitaria e della legge internazionale: non tutti i palestinesi di Gaza sono di Hamas ha detto Biden, e mentre Israele guerreggia a buon diritto, deve lasciare che si salvino i civili innocenti. Certo Bibi gli ha spiegato che poiché Hamas ha le mani ovunque, occuparsi della gente di Gaza è difficile. Mette a rischio il compito di obliterare Hamas. L’Egitto, poi, non intende aprire ai profughi cui Israele indica la strada del sud per evitare l’attacco. Le mosse umanitarie potrebbero essere usate per ottenere la restituzione degli ostaggi, secondo fonti. Hamas tiene a nord come scudi umani i cittadini, per cui 400mila persone sono ancora nelle zone in guerra e i missili piovono ancora. Biden ha parlato del suo sogno di ristabilire, dopo la vittoria su Hamas, il ruolo dell’Autorità Palestinese nella prospettiva di “due Stati per due popoli”. Oggi, sembra una leggenda antica, ma è il mestiere di Biden, leader di sinistra, rinnovarne la mitologia. Su Tel Aviv durante tutta la giornata, niente missili: Biden non è stato bombardato. Ma gli Hezbollah hanno sparato molto: l’Iran è dietro l’angolo. Biden non ne ha parlato: su questo, le poche critiche. 

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