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Il Foglio Rassegna Stampa
18.10.2023 Condannare Hamas? L’ambiguità degli storici italiani
Analisi di Cristina Giudici

Testata: Il Foglio
Data: 18 ottobre 2023
Pagina: 4
Autore: Cristina Giudici
Titolo: «Condannare Hamas? L’ambiguità degli storici italiani»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/10/2023, a pag. 4, con il titolo "Condannare Hamas? L’ambiguità degli storici italiani", l'analisi di Cristina Giudici.

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Cristina Giudici

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Roma. Hamas sarà condannata dalla storia? Di certo per adesso non lo è stata dagli storici italiani. Eppure negli scorsi giorni qualcuno il problema se lo era posto. Un gruppo di professori e ricercatori avrebbe voluto fare un comunicato semplice: la Sissco, la società italiana storici contemporaneisti, che conta tra i suoi membri centinaia di professori, ricercatori e cultori della materia, “condanna i terroristi di Hamas”. L’iniziativa però è stata stoppata dall’intervento di altri colleghi per i quali “le cose sono più complicate”. Lo scorso anno la società degli storici aveva pubblicato un comunicato analogo per condannare l’invasione russa dell’Ucraina. Da allora però sono cambiati i vertici e qualcuno si è pentito anche di quel gesto “che ha lasciato il brutto tempo che aveva trovato”. Come negli Usa, anche in Italia, per un buon pezzo dell’accademia, separare gli attentati del 7 ottobre dalla questione arabo-israeliana è impossibile. Risultato: non si può condannare Hamas. Tutto comincia il 13 ottobre, a sei giorni dalle razzie omicide dei terroristi. A un certo punto uno dei tanti ricercatori che fanno parte della lista di discussione della Sissco, una sorta di forum di dibattito riservato agli iscritti sbotta. “Gentili tutti – scrive – credo (e spero) che anche altri colleghi si siano resi conto che ormai a diversi giorni dall’attacco indiscriminato ai civili israeliani, non una singola parola è stata spesa da alcuno. Il comitato, sulla sua pagina social non trova di meglio per definire il macello iniziato da Hamas di ‘il generale contesto degli accadimenti di questi giorni’”. L’intervento del ricercatore rompe il silenzio. Un professore dell’università di Napoli Federico II fa una proposta: “Copiamo l’iniziativa di quando la Russia invase l’Ucraina e organizziamo una conferenza online sulla storia di questa questione che sarebbe di interesse per tanti”. Insomma, prendere posizione contro il terrorismo e approfondire. Una proposta ragionevole accolta con favore da alcuni, ma la maggior parte degli storici si schiera contro. “Un comunicato dal titolo ‘La Sissco condanna i terroristi di Hamas’ non sarebbe solo semplicistico e controverso, sarebbe ridicolo”, scrive un professore di Padova, mentre un ricercatore sostiene che “il grande rimosso di questa vicenda, che perdura da settant’anni, col suo stillicidio di morti, è la questione coloniale”. E davanti alla questione coloniale, inutile dirlo, impossibile fare appelli. Inevitabile, poi, parte il raffronto: condanniamo Hamas, ma non Israele “che occupa la Palestina”? Non bisogna “farsi trascinare da un’emotività che spesso porta alcuni morti a essere quasi più menzionabili di altri”, scrive un’altra ricercatrice che ribadisce: “Ritengo fondamentale continuare a discutere senza puntare lo sguardo solo sul 7 ottobre”. D’altronde per alcuni degli intervenuti l’attacco di Hamas è un episodio qualsiasi di una guerra tra opposte fazioni. Lo spiega bene una ricercatrice della Sapienza, la più accanita contro l’appello. Fa parte di “Storie in movimento”, una rivista fondata – riportiamo dal “Chi siamo” del sito – da “storici/che e attivisti/e provenienti dalla varia galassia del movimento di protesta manifestatosi a Genova (luglio 2001) e nei social forum internazionali o nelle manifestazioni di Seattle e Porto Alegre”. Coloro che si indignano scrive la storica/attivista: “Magari finora non si sono mai indignati e indignate per la morte di bambini palestinesi che pure avvengono quotidianamente. Se in questa assurda gara tra bambini israeliani e bambini ucraini si trovasse un posto anche per loro, non sarebbe male, e dissiperebbe il dubbio che islamofobia e arabofobia possano agire con più efficacia dell’empatia generica verso l’infanzia”.

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