Uniti per Kiev e Gerusalemme Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 16 ottobre 2023 Pagina: 24 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Uniti per Kiev e Gerusalemme»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 16/10/2023, a pag.24, con il titolo "Uniti per Kiev e Gerusalemme" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Che cos’hanno in comune Israele ed Ucraina? C’è un filo che lega il conflitto in corso da un anno e mezzo alle porte orientali dell’Europa e il conflitto fra Israele e Hamas nel Mediterraneo orientale? Per intanto, Israele ed Ucraina sono Paesi minacciati da due regimi autocratici, la Russia e l’Iran, che negano il loro diritto ad esistere. La guerra in Ucraina verrà ricordata come filo primo conflitto iniziato senza una dichiarazione formale ma con una “lezione di storia”. Il 21 febbraio del 2022, pochi giorni prima che i tank di Mosca entrassero in Ucraina, Vladimir Putin si rivolse alla nazione per spiegare come l’Ucraina non fosse un Paese con una propria storia, lingua, cultura ed identità nazionale e che i quaranta milioni di ucraini non fossero altro che una “variante minore” della gloriosa tradizione russa. Per il satrapo di Mosca, la statualità riconquistata nel 1991 dall’Ucraina non fu altro che una gentile concessione russa ad un Paese in realtà creato da Lenin e Stalin e la cessione della Crimea nel 1954, nient’altro che un regalo di Nikita Khrushchev in un momento di scarsa lucidità. Quindi se l’Ucraina non esiste, quella della Russia non è neanche una guerra ma una semplice “operazione speciale” per rimettere le cose nel loro giusto ordine. Ma si sa, la riscrittura della storia è una costante dei regimi dittatoriali, che per raggiungere lo scopo non esitano a bruciare libri, deportare e sterminare interi popoli, radere al suolo paesi e culture. Come mi disse una volta Garry Kasparov citando un famoso proverbio in voga durante l’era sovietica: “Noi russi abbiamo un passato imprevedibile”. L’Iran degli ayatollah, dal suo canto, persegue da trent’anni in modo sistematico un disegno criminale di lungo periodo di riscrittura della storia del Medio Oriente, fondato innanzitutto sulla negazione al diritto di esistere di Israele. La narrazione ripetuta in modo ossessivo dalla guida suprema Ali Khamenei sulla necessità di “estirpare il cancro sionista” e sulla indifferibile necessità di liberare la Terra Santa dalla presenza ebraica “dal fiume fino al mare” (dal Giordano al Mar Mediterraneo) è la stella polare della politica estera del regime di Teheran. Più di tremila anni di storia ebraica nella terra di Israele possono essere negati in nome di un progetto di conquista e di sterminio. La negazione al diritto di esistere dell’Ucraina e di Israele vieneperseguito con ogni mezzo a cominciare da un progetto speculare di esportazione sistematica di instabilità e insicurezza in Europa e in Medio Oriente. La Russia per provare a riconquistare lo spazio geopolitico dell’ex Unione Sovietica non ha esitato ad attaccare l’Ucraina riportando la guerra nel cuore dell’Europa. L’Iran per accerchiare Israele e prepararsi ad un “conflitto finale” sta perseguendo un programma nucleare militare illegale, e ha inventato il modello “Hezbollah” che sta esportando con successo in tutto il Medio Oriente. Russia e Iran sono alleati fra loro. Ogni notte i droni Shahed di fabbricazione iraniani uccidono i civili nelle città dell’Ucraina e Vladimir Putin non ha esitato a paragonare, due giorni fa, l’azione militare di Israele contro Hamas nella striscia di Gaza all’eroica resistenza di Stalingrado durante l’assedio nazista. Solo grazie al sostegno militare e finanziario di Teheran, Hamas ha potuto sequestrare in questi anni la striscia di Gaza, cacciando con violenza tutte le altre fazioni palestinesi, a cominciare da Fatah, e stornando a scopi bellici ingenti risorse economiche che la comunità internazionale ha inviato negli anni per lo sviluppo e il sostegno alla popolazione palestinese della Striscia. E le milizie criminali di Hamas, senza l’ampio sostegno militare dell’Iran di questi anni, non sarebbero state in grado di organizzare e promuovere il terribile pogrom nel sud di Israele dello scorso 7 ottobre. Russia e Iran, in più, hanno un obiettivo in comune: impegnare l’occidente su più fronti, scommettere sulla poca coesione di Europa, Usa e della comunità delle democrazie e contemporaneamente puntare sull’ampliamento del conflitto a cominciare da un possibile ingresso nel teatro di guerra della milizia di Hezbollah dal Libano meridionale. Ma c’è anche un altro obiettivo: far fallire gli Accordi di Abramo, quello straordinario accordo di pace fra Israele, Marocco, Emirati e Bahrein che potrebbe ora essere ampliato all’Arabia Saudita e che oltre alla pace potrebbe far nascere una grande area di sviluppo economico fra India, Golfo, Israele ed Europa. Difendere la libertà e il diritto ad esistere di Israele e Ucraina sono dunque un imperativo non soltanto per l’occidente ma per l’intera comunità delle democrazie.
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