La verità contro la menzogna che dilaga Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 13 ottobre 2023 Pagina: 1 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «La verità contro la menzogna che dilaga»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 13/10/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "La verità contro la menzogna che dilaga".
Fiamma Nirenstein
È l’ora di accorgersi che i palestinesi non sono vittime altro che di sé stessi. Se potranno continuare sulla loro strada, proseguiranno come al-Qaeda e Isis fino nel cuore dell’Occidente. È l’ora di cambiare: si svolge in queste ore una guerra fondamentale che deve battere il terrorismo. Esso può invadere il mondo se non viene fermato in Israele. Deve finire l’illusione pietistica che i palestinesi siano le vittime di Israele: è vero il contrario. Israele è l’aggredito, e con esso la democrazia e l’Occidente. Ogni offerta di pace è stata rifiutata. Occorre ristabilire la verità storica contro le bugie che inondano l’opinione pubblica. Il pensiero pietistico che rifiuta di conoscere la storia costruisce solo disastri. Chi descrive i palestinesi, specie quelli di Gaza come vittime esasperate dall’oppressione, nega la prima di tutte le verità storiche: Gaza vive sotto il tallone di Hamas indisturbata dal 2005, non è occupata, il livello di vita della sua popolazione, che si è moltiplicata fino a 2 milioni da poche centinaia di migliaia (quindi, è stupida l’accusa di genocidio!), è pari a quello medio alta del mondo arabo. La reclusione che lamenta è solo dovuta a motivi evidenti di sicurezza. La povertà, al cinismo e alla corruzione della sua leadership. Anche il West Bank è stato liberato dalla presenza ebraica negli anni 90, il 98 per cento della sua popolazione vive governata solo dall’Autorità palestinese, lo stato definitivo per l’istituzionalizzazione del governo di Abu Mazen attende un accordo che i palestinesi hanno sempre rifiutato. Così stabiliscono anche le risoluzioni dell’ONU: è falso che esista una “occupazione illegale”. Non c’era nessuno Stato nei territori che Israele dovette occupare con la Guerra del ‘67 e che erano illegalmente occupati dalla Giordania. Nessuno Stato palestinese, mai esistito. Gaza è una storia a parte, passata dalle mani degli egiziani a Israele suo malgrado. Ma nei secoli, dal 140 d.C. hanno lottato per vivervi tranquille le comunità ebraiche poi espulse nel 1919 dagli ottomani, e definitivamente eliminate dagli arabi negli Anni 20. Oggi lamenta di essere una prigione a cielo aperto: ma i movimenti limitati sono dovuti alle aggressioni terroristiche di cui inonda incessantemente Israele. Pure, Israele ha sempre lasciato che Gaza venisse rifornita, finanziata, curata. Le molte guerre di aggressione di Hamas sono state sottovalutate, e lo sgombero del 2005 è stato un errore, si dice. Ma adesso dopo le mostruosità, le mutilazioni, gli omicidi di massa, dopo il pazzesco numero di 1300 creature inermi uccise bestialmente, Israele deve riaffermare il diritto alla vita della popolazione, spaventata e stupefatta, che vive ai margini della Striscia. L’accusa più corrente è quella di colpire per vendetta i civili di Gaza. Non è vero. Hamas disloca i suoi nidi di missili e i centri di comando in aeree densamente popolate, in moschee, ospedali, scuole. Ogni civile colpito è per Hamas uno strumento di propaganda. Israele cerca di contenere il numero di innocenti colpiti, usa gli avvertimenti preventivi col telefonino e volantini. Ma se non destruttura Hamas, con quelle armi, quegli uomini si produrranno continue ripetizioni del lancio di missili e delle atrocità vissute. Questo non è possibile, è un rischio esistenziale. Israele ha spesso fermato operazioni perché erano stati individuati bambini nell’area. Invece, Hamas vede nei bambini un punto debole con cui fiaccare il nemico: per esempio, tutta la famiglia Vogel fu trucidata dentro casa a coltellate nel 2011, compresi i neonati; nel 2001 due bambini che giocavano furono lapidati; solo due mesi fa due fratellini di 6 e 8 anni sono stati fucilati per la strada… stavolta tanti bambini sono tati rapiti. E Anche decapitati. Non c’è confronto nel cercare di annichilire la leadership che fa della sua popolazione lo scudo umano del terrore, e il sistematico sgozzamento di civili. Nel 2009 dopo una delle guerre di Gaza il giudice Goldstone compilò, incaricato dall’ONU, un’inchiesta sui crimini compiuti: preso dalla comprensibile pena verso i civili accusò Israele, per poi tornare sui suoi passi denunciando quanto Hamas approfitta dei suoi cittadini facendone scudi umani. Gaza non è una gabbia a cielo scoperto, in cui Israele tiene rinchiusa una popolazione affamata di due milioni di persone. È schiava solo dei dittatori di Hamas che la sacrificano ai scopi sanguinari. La base teorica dell’odio palestinese è generale: la espresse bene Abu Mazen quando ha detto che gli Ebrei non appartengono al Medio Oriente, ma sono colonizzatori europei, e che Hitler li ha perseguitati per la loro ignominia. Si chiama antisemitismo, delegittimazione. L’intera storia della presenza ebraica in Israele, a volte viene vista erroneamente come una presenza coloniale nella “Palestina” occupata: ma sono i palestinesi i recenti immigrati provenienti soprattutto dalla Siria e dall’Egitto. La storia. Il popolo ebraico ha la sua origine, la sua terra e la incredibile cultura della Bibbia, poi donata a tutto il mondo, dal 1600 avanti Cristo. Gerusalemme è diventata capitale del regno di Israele nel 1000 a.C. Il Tempio di Gerusalemme, è stato distrutto prima dai babilonesi, poi dai Romani nel 70 d.C. Sulle sue rovine si costruì prima una basilica, poi la Moschea. Ma nonostante i tentativi di cancellarla, c’è una massiccia evidenza storica, letteraria, archeologica dei secoli in cui gli ebrei sono rimasti attaccati moralmente e fisicamente a Gerusalemme nonostante le dominazioni greche, romane, dei mamelucchi, degli ottomani, e poi degli inglesi che sostituirono i turchi con il mandato britannico stabilito dalla Lega delle Nazioni. È proprio la decolonizzazione dell’area che riconsegna agli ebrei la loro terra, mentre cresce il movimento sionista, con la dichiarazione Balfour del 1917 che disegna “una casa nazionale” molto maggiore del territorio che Israele riceverà dall’ONU del 1948, e poi gli accordi di San Remo, che nella legalità internazionale mandano avanti la creazione dello Stato ebraico. Il terrorismo arabo filonazista era già molto fiorente mentre nessuno stato palestinese è mai esistito. I leader arabi stessi includono quest’area nella Grande Siria e i palestinesi aumentarono di numero solo quando gli ebrei si misero al lavoro in una terra abbandonata e incolta. Più del 90 per cento di quelli che si dichiarano oggi palestinesi giunsero con le immigrazioni ebraiche. L’intenzione di Israele di condividere l’area con il mondo arabo è stata furiosamente rifiutata: ma la Giudea e la Samaria, il West bank, non sono mai state parte di nessuna “Palestina”, termine coniato dai Romani per cancellare la presenza ebraica. Esse erano illegalmente occupate dalla Giordania sin dal 1950, e nessuno ha mai protestato. Dal ‘67 sono l’epicentro di una rivendicazione che parla di un’illegalità inesistente. La loro conquista è dovuta a una risposta a un attacco da parte Giordana, e le risoluzioni dell’ONU non assumono affatto che esse siano lo Stato palestinese, ma asseriscono che la loro appartenenza è legata a una trattativa. La trattativa, sin dagli accordi di Oslo, si è sempre conclusa con un nettissimo rifiuto da parte palestinese: Arafat a Camp David nel 2000, cui seguì l’Intifada, e poi Abu Mazen a Annapolis nel 2007. Lo scopo era e resta quello dell’obliterazione di Israele, che Hamas ha trasferito nel campo religioso ideologico. “Due Stati per due popoli” è stato anche per Fatah, tuttavia, un cavallo di Troia, specie quando lo strumento del terrorismo nel 2000 diviene uno strumento di sterminio di massa: durante la seconda Intifada fra il 2000 e il 2003 quasi duemila ebrei furono uccisi sugli autobus, per strada. La politica dell’Autorità palestinese è quella di non condannare mai il terrorismo, anzi di fornire ai terroristi uno stipendio vitalizio ogni volta che vengano catturati da Israele, o alle loro famiglie se muoiono. Stavolta, la solidarietà e la gioia per la strage sono stati palesi in tutto il campo palestinese. Il Primo Ministro Ariel Sharon si immaginò un futuro di amicizia dando a Gaza aiuti, strutture agricole e industriali. In realtà, la Jihad Islamica e Hamas ne hanno fatto la punta di diamante di una strategia di attacco contro Israele e contro l’Occidente. Nella carta di Hamas è scritto: “Israele continuerà ad esistere finché l’Islam non la spazzerà via” e “Il tempo del Giudizio verrà quando mussulmani combatteranno gli ebrei e li uccideranno”. La dedizione all’annichilimento degli ebrei è identica a quella nazista, come quella dell’Isis. Oggi, non c’è modo di immaginare un futuro avendo vicino Hamas che viola tutti i diritti umani, uccide omosessuali, donne, dissidenti, e ordina di uccidere gli ebrei. Ogni giorno i terroristi agiscono sul territorio israeliano nonostante Israele abbia sempre preso cura dei suoi malati, dei bambini (io li ho visitati in ospedale), persino della moglie di Ismail Haniyeh. Non c’ è mai stato accanimento nel gestire la Striscia, i soldi degli aiuti, l’acqua, il gas, le medicine, la benzina, sono state forniti in quantità. L’Egitto, controlla i valichi da cui ragionevolmente, poiché danno su un Paese Arabo, i gazawi devono cercare libertà di movimento. E Israele deve poter contare sul consenso del mondo quando cerca di cancellare il mostro che minaccia tutti noi.