Non si tratta col diavolo, lo si distrugge Analisi di Giuliano Ferrara
Testata: Il Foglio Data: 12 ottobre 2023 Pagina: 1 Autore: Giuliano Ferrara Titolo: «Dilaga l’odio. La storia chiama giustizia, a ogni costo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/10/2023, a pag. 1, con il titolo 'Dilaga l’odio. La storia chiama giustizia, a ogni costo' l'analisi di Giuliano Ferrara.
Giuliano Ferrara
Gaza è una prigione a cielo aperto. I secondini sono, e da anni, i predoni islamisti di Hamas. Si moltiplicano le vittime civili, e tra queste anche donne e bambini, di parte palestinese. E’ come se le bombe che aprono la strada all’intervento di terra di Tsahal fossero sganciate da Hamas. Mancano elettricità acqua e cibo nella Striscia. I rubinetti sono stati chiusi da Hamas. Dilaga l’odio, muore la pietà: tutto nasce a Kfar Aza, luogo di massacro, decapitazione, assassinio e deportazione di ebrei, bambini compresi e esposti con fierezza, per mano di Hamas. Gli ostaggi rapiti sono in pericolo, vivono nella cattività della tortura in attesa di non si sa che. Due milioni e trecentomila abitanti della Striscia sono in pericolo, sbandano, cercano di fuggire. Sono gli ostaggi o le prede di Hamas, responsabile della loro vita e morte. Si guardano o non si guardano i video del terrore diffusi dal braccio armato del male, si ascoltano i proclami e gli inviti al cessate il fuoco a cose fatte da parte delle agenzie dei diritti e delle estreme sinistre e delle estreme destre della cecità etica. Tutta roba di Hamas, che va a favore di Hamas, che risparmia Hamas e cerca di riciclarla nella storia abbandonata spietatamente dai suoi predoni e pogromisti del XXI secolo. La questione palestinese non c’entra, i due stati e due popoli non c’entrano. Non si tratta con il diavolo. Lo si distrugge, e non in nome di Dio, che è la subdola motivazione gridata dal diavolo durante i massacri, ma in nome dell’umanità e della sicurezza di vita di una democrazia assediata e martoriata, simbolo vivente di ciò che siamo nei paesi dove alligna o fiorisce la libertà politica e morale di essere come si è. L’unico umanitarismo possibile comincia e finisce qui. Chi ha negato le stragi ucraine, Bucha e le altre, è pronto a negare anche Kfar Aza. Con questi non si discute. Sono servi sciocchi del diavolo, nemici giurati degli angeli, degli anonimi, degli eroi e dei martiri. Non siamo vicini a un paese vittima. Non siamo tutti genericamente israeliani. Siamo fratelli di chi si difende, di chi contrattacca, di chi vuole annientare le forze assassine del diavolo con la forza. Dobbiamo fare come fanno amici e nemici del governo Netanyahu, amici e nemici di Gantz e Yair Lapid. Dobbiamo cucinare per i riservisti, dare il sangue per loro, condividere la loro colpa senza odiare il nemico in quanto tale, preparando soluzioni politiche realiste, accettabili, come diceva Dayan, come diceva anche Rabin, due politici israeliani e soldati di valore, ma senza risparmiare il disprezzo verso i predoni del deserto, i pirati della morte e del massacro con i loro mandanti mullah. Non c’è pace senza giustizia. Senza giustizia la pace è una bestemmia. Non è più complicato di così. La vendetta non ha niente a che fare con l’autodifesa attiva, popolare, armata che fa da battistrada alla richiesta di ordine libero e razionale che viene dalla storia dell’occidente, comprese le sue brutture. Niente se non i fasti del Terzo Reich è paragonabile a Kfar Aza. Bisogna rinchiudere i nazificatori dell’islamismo politico in un bunker senza lasciare loro la scelta dell’autoannientamento, procedendo con sicurezza e coraggio. E noi leoni da tastiera, cittadini attoniti, dobbiamo condividere tutto, perfino la loro colpa, ché la storia non prevede innocenza. Ma giustizia sì, a ogni costo.
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