E'il momento di battere Hamas definitivamente Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 10 ottobre 2023 Pagina: 1 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «E'il momento di battere Hamas definitivamente»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 10/10/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "E' il momento di battere Hamas definitivamente".
Fiamma Nirenstein
Stamani alle 11,30 a Tel Aviv, al ministero della Difesa, se non ci sono imprevisti verrà annunciato che Israele si rimbocca le maniche, forma un governo di coalizione con un gabinetto di guerra cui tutti partiti, salvo sorprese, parteciperanno. Netanyahu l’ha annunciato ieri sera con un drammatico comunicato denunciando non solo l’eccezionale gravità di quello che Israele ha attraversato con l’aggressione terroristica di Hamas, ma disegnando un vasto scenario di guerra in cui l’organizzazione terrorista deve essere obliterata, e “ricorderà quel che ha fatto per molti anni”; ma ha accennato anche al riscaldamento del fronte con gli Hezbollah, e anche al fatto che gli Stati Uniti agiscono in queste ore con solidarietà armata verso Israele. È il segnale che questa che si sta combattendo, è una battaglia per la sopravvivenza: non solo di Israele, ma di tutto il mondo civile come lo conosciamo. Se Israele, tentenna, teme, perde il suo significato è la sconfitta definitiva per tutti nelle mani del nemico della democrazia, dell’Occidente. Israele affronta da 75 anni il suo difficile destino per garantire che nessuno possa mai più sognarsi di fare degli ebrei un popolo minacciato di morte; rappresenta la vittoria del mondo civile sul nazismo dopo la Shoah. Israele vive, per far sì che il popolo ebraico possa dopo secoli di oppressione usare la sua creatività, sviluppare scienza e cultura in pace, vivere. Non essere perseguitati, ammazzati. Tutto ciò è scosso alle fondamenta in queste ore: è la prima volta, dai tempi della Shoah, che in un solo giorno il popolo ebraico vede l’attacco, il pogrom, la deportazione, l’uccisione selvaggia, la mutilazione di tanti cittadini uno ad uno, solo perché ebrei. Ballavano, dormivano, mangiavano, guidavano: sono diventati oggetto di una caccia ad personam a casa loro, proprio come ai tempi delle persecuzioni nazifasciste. Le guerre sono state terribili: a volte come con la Guerra del Kippur, con migliaia di vittime; ma si trattava di eserciti, che si combattevano. Anche alla sua fondazione Israele ebbe alcuni giorni di sconfitta: nel 1948 nel Gush Etzion, gli ebrei subirono una strage di 250 persone. Il veloce recupero ha consentito di fondare lo Stato. Adesso, come può recuperare Israele quasi mille morti e tremila feriti in un giorno? Come può restituire non solo sicurezza ai cittadini, ma anche dare al mondo la certezza che Israele è un investimento sicuro in stabilità, scienza, forza? Fra le lacrime la gente chiede dove erano gli elicotteri quando i terroristi giravano liberamente sui prati dei kibbutz razziando, uccidendo e deportando donne bambini e vecchi? Perché non gli hanno sparato? Dove erano le forze militari e di polizia per i ragazzi in fuga dal party, decimati in ore di caccia mostruosa, perché non è arrivato l’esercito a bloccare i bestioni armati che hanno sfondato il filo spinato per uccidere, le centinaia che entravano inquadrati da Mohammed Deif e da Yehie Sinwar ubriachi di odio? Il numero dei morti e dei rapiti racconta una storia irraccontabile per lo Stato di Israele, Tzahal, le forze aeree e di sicurezza. E dall’altra parte, l’inestinguibile sete di sangue ebraico da parte dei vicini cui nel 2005 si è consegnato la Striscia, usata poi per costruire missili e attentati. “ciò che è stato, non esisterà” ha detto Netanyahu. La strada evidente è distruggere Hamas, pagando il prezzo di un sempre esecrato ingresso di terra, sanguinoso e impopolare all’estero. Ma i rapiti? La disperazione delle famiglie è stata onorata con la nomina di un responsabile per la loro sorte di altissimo profilo come il Generale Gal Hirsch: ma è chiaro che l’importanza sempre attribuita da Israele ad ogni ostaggio qui si scontra con una realtà che invoca una soluzione definitiva. Si dovranno chiudere i passaggi, distruggere le gallerie, i depositi di armi piazzati fra le case, i centri di Hamas, persino sotto l’ospedale Shiba. Israele deve fermare Hamas che ancora spara missili e manda terroristi. Da Nord Hezbollah si è fatto sentire forte: l’Iran è sullo sfondo e anche nel futuro di questa guerra, ancora decide se giocare tutta la partita. Se Israele non esce da questa situazione con un messaggio che stabilisca la fine di Hamas e obliteri la trama con Iran e Hezbollah, avremo un fronte di guerra mondiale. Israele è cruciale come l’Ucraina. Al consiglio di sicurezza la Russia ha bloccato la condanna di Hamas. Tzahal non può che entrare a tutta forza, distruggere le strutture di comando di Hamas, insegnando al mondo che uccidere gli ebrei oggi non si può. Hamas deve essere obliterata prima che si aprano altri fronti. Il fronte interno si spaccherà sulla trattativa che in queste ore è in mano all’Egitto, ma è chiaro che il primo imperativo è spodestare Sinwar, Hanyeh, Deif. Al mondo, la grande sfida di ricordare la barbarie cui ha assistito e attribuirla alla sua propria malattia che gli è stata quasi mortale: l’antisemitismo.