La Knesset
Carissima Signora Fait, Ho letto nella sua risposta ai lettori di oggi le sue risposte al sig. Scardino e al sig. Orefice e vorrei esprimere la mia opinione di "uomo della strada" che non sa né leggere né scrivere (ovviamente in senso metaforico), ma che usa pensare con la propria testa. Trattandosi di due problemi diversi, li tengo divisi, anche se, come campeggia nel motto degli U.S.A., "E PLURIBUS UNUM".
Concordo con la tesi del sig. Scardino: Ricordo che anni fa quando studiavo Diritto Costituzionale, il mio professore ci ripeteva che quando la Magistratura pretende di entrare nella politica, inizia la fine della democrazia.
Per quanto riguarda il problema sollevato dal Sig. Orefice, questo mi conferma l'aneddoto di cui fui una volta testimone. In una sala conferenze di un giornale ci sono dodici persone: sei di esse sono normali cittadini europei, italiani, francesi, inglesi, spagnoli, belgi, olandesi; gli altri sei sono tutti israeliani (degli europei, nessuno è ebreo, anche se, avendo sofferto pure essi durante la Shoah, solidarizzano con Israele). Parlano tutti del problema del Medio Oriente, in particolare della situazione Nethanyahu e dei Patti di Abramo; mentre tutti gli europei concordano su un punto unitario, gli israeliani finiscono per esprimere... non sei opinioni diverse, ma addiritura il doppio. Per cui ha presente la Torre di Babele? Le confesso che quando me l'hanno raccontato mi si stringeva il cuore. E mi è venuta in mente quella favola di Esopo (o di Fedro, non ricordo) di un agricoltore che aveva tre figli, sempre in continua discordia tra loro. Un giorno prese un fascio di verghe e ordinò ai figli di spezzarle tutte insieme. Naturalmente, malgrado tutta la loro forza erculea, nessuno di loro vi riuscí. Quindi le slegò e ordinò ai figli di spezzarle una per una. E tutte si spezzarono. «Cosí sarà tra voi» disse il padre «finché sarete uniti, nessuno riuscirà a vincervi, ma quando comincerete a litigare tra di voi sarete presto sopraffatti dal nemico». Shalom!
Mario Salvatore Manca di Villahermosa
Gentile Mario,
Per quanto riguarda il primo punto da lei esposto, sono d’accordo che la Magistratura non debba entrare in politica a gamba tesa come spesso accade, ma penso sia altrettanto pericoloso che la politica abbia potere assoluto perché si trasformerebbe in dittatura. A mio parere il legislatore deve avere un controllo e la Magistratura deve avere meno potere in modo che i due possano lavorare insieme per il bene del paese. Il punto 2 è complesso. Il popolo ebraico è famoso per il suo amore per la discussione spesso portata ai massimi livelli. Questo può essere considerato un difetto, e lo è, quando troppe idee diverse portano al caos in politica. Diventa invece un grande pregio quando la discussione e il confronto, sempre presenti tra gli ebrei, producono idee grandiose in tutti i campi dell’umano sapere e, spesso, anche in politica. La storia del popolo ebraico ne è un esempio: nonostante le persecuzioni, le conversioni forzate, i tentativi di genocidio, siamo ancora qua pieni di idee, vivi e vitali. Nessun altro popolo ha resistito alle persecuzioni come il popolo ebraico. La storia recente dello stato di Israele è un altro esempio della genialità del non avere mai la stessa idea. In pochi, pochissimi, abbiamo vinto guerre contro l’immensità del mondo arabo armato fino i denti. Abbiamo creato in pochi anni un esercito tra i più potenti del mondo. È vero che dove vi sono tre ebrei le idee sono quattro, e anche sei, ma tra le tante prevale quasi sempre la migliore e, soprattutto, non ci annoiamo mai. Per questo siamo ancora vivi, e, nonostante tutto, alla fine, quando si tratta di difendere casa nostra, siamo tutti uniti. Un cordiale shalom