La pace con i sauditi e le assurde pretese dei palestinesi
Commento di Deborah Fait
A destra: Benjamin Netanyahu
Venerdì scorso Benjamin Netanyahu ha fatto uno straordinario discorso alle Nazioni Unite. Nessuna sorpresa, Bibi è un grande oratore, credo non esistano altri premier o capi di Stato alla sua altezza. È il migliore in assoluto. Il primo ministro ha parlato dell’imminente pace con l’Arabia Saudita, preceduta dagli Accordi di Abramo firmati al tempo di Trump presidente, ma ha tralasciato di parlare del caos lasciato in Israele a causa della revisione giudiziaria che ha portato in piazza, e continua a portare, migliaia di cittadini israeliani ogni settimana dal dicembre scorso. Se Bibi e il principe Mohammed bin Salman raggiungeranno un accordo potremo dire che è stata fatta lo Storia, quella con la esse maiuscola, e Netanyahu potrà aggiungere una tacca al suo curriculum di tutto rispetto ed essere ricordato come il mago della diplomazia. Purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio e quello di Bibi ha il buio di una coalizione di governo vergognosa a dir poco, composta dai peggiori ministri che la storia di Israele abbia mai visto sedere alla Knesset. La speranza è che Netanyahu sostituisca qualcuno dei peggiori, come suggeriscono vari media israeliani, per salvare la sua reputazione gravemente compromessa. La normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, che sarà un avvenimento epocale, dovrà affrontare anche il solito problema dei palestinesi che, come d’abitudine, pretendono tutto quello che viene loro in mente: Gerusalemme capitale e i territori contesi. Entrambe le cose se le possono sognare, o meglio la prima, cioè Gerusalemme, non è negoziabile nel modo più assoluto. Israele non spartirà mai la propria capitale millenaria con nessuno al mondo. Sul resto tutto sta nella capacità dei due leader, Netanyahu e bin Salman, di metterli all’angolo. Se il principe avrà il coraggio di non curarsi di Abu Mazen e delle sue richieste, sarà possibile raggiungere questa famosa e tanto desiderata pace tra i due paesi. In caso contrario avremo un problema, bello grosso.
Se bin Salman concorderà con Bibi che “i palestinesi non devono costituire un ostacolo a ulteriori accordi” allora sarà fatta e potremo vedere nascere “Un nuovo Medio Oriente”, come sognava Shimon Peres, salvo poi darsi la zappa sui piedi quando ha portato Arafat a Oslo. I famosi quanto disgraziati accordi di Oslo hanno ridato forza al terrorista, esiliato e quasi dimenticato a Tunisi dopo essere stato cacciato dal Libano che lui aveva distrutto. Vedremo come andranno le cose e, naturalmente, speriamo per il meglio. Intanto Israele si prepara a celebrare la ricorrenza più sacra del calendario ebraico, lo Yom Kippur. I nostri confini e le zone calde del terrorismo sono protette con rigorose misure di sicurezza e speriamo che i nemici ci lascino in pace a celebrare il -grande-digiuno, dal tramonto di domenica 24 a quello di lunedì 25/9.
Auguro ai nostri lettori ebrei “Zom kal e Gmar Chatimà tovà”
Sia un digiuno facile e buona Firma nel Libro della Vita.