I razzi Usa per colpire Putin Cronaca di Andrea Marinelli, Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 24 settembre 2023 Pagina: 17 Autore: Andrea Marinelli, Guido Olimpio Titolo: «È guerra di profondità: con l’arrivo degli Atacms Kiev colpirà a 300 km»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/09/2023, a pag. 17, l'articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio dal titolo "È guerra di profondità: con l’arrivo degli Atacms Kiev colpirà a 300 km".
I raid ucraini in Crimea e il probabile invio da parte degli Usa dei razzi a lungo raggio raccontano la «guerra in profondità». Washington, dopo mesi di tira e molla, potrebbe spedire una quantità ridotta di Atacms. Si ipotizza 100, massimo 200, poiché nei depositi americani ve ne sarebbero appena un migliaio. Il Pentagono non può sguarnire le riserve. In più c’è sempre l’ansia di reazioni del Cremlino, anche se è vero che da mesi incassa fendenti ma ciò non ha determinato un’escalation. Perché i razzi sono importanti? Servono contro i target a 300 chilometri di distanza, sono utili per eliminare bersagli importanti — ad esempio batterie missilistiche S300 e S400 —, sono veloci. Dunque diventa più complicato per i russi sottrarsi al tiro. Gli occupanti hanno sofferto l’impatto degli Himars — raggio di 80 km —, in seguito hanno adeguato lo schieramento spostando più indietro snodi nevralgici. Gli Atacms violano questo santuario. Tuttavia da soli non bastano a cambiare il campo di battaglia e Kiev ne vorrebbe molti di più di quelli promessi. Il capo dell’intelligence Kyrylo Budanov è stato netto a riguardo: cento incidono poco. Allo stesso tempo i razzi bilanciano l’alto consumo di missili cruise Storm Shadow britannici e i loro «gemelli» francesi Scalp, protagonisti degli attacchi su Sebastopoli. Ma non ne hanno molti nell’arsenale e Parigi starebbe valutando un stop delle forniture per esigenze nazionali mentre l’Ucraina ha dimostrato quanto siano necessari. Kiev ha portato avanti un programma di lungo termine. Spinta nella regione meridionale, lenta, con perdite ma continua e infatti ora ci sono risultati. In parallelo la campagna sistematica per degradare il dispositivo degli occupanti in Mar Nero con iniziative ripetute modellate sugli armamenti a disposizione. E ora, grazie ai nuovi vettori come gli Storm , ha alzato il livello «sparando» sul quartier generale di Sebastopoli in concomitanza con una riunione al vertice. Probabile che siano rimasti feriti o uccisi alti ufficiali, compreso uno dei comandanti della zona sud o persino il numero uno della Flotta, l’ammiraglio Sokolov. Zelensky aveva promesso operazioni per ribadire la sfida all’occupazione della Crimea e logorare i russi. Mosca ha reagito aumentando le difese, il suo scudo ha intercettato diversi ordigni, però non è bastato. E il quadro potrebbe peggiorare a causa degli Atacms e delle bombe Glsdb (150 km) in quanto accrescono le opzioni lungo un «sentiero» ben costruito falcidiando le postazioni a tutela della penisola occupata. La resistenza ha neutralizzato radar, batterie anti-aeree, stazioni radio sempre in Crimea e in Mar Nero. Liberata l’isola dei Serpenti e un paio di piattaforme petrolifere diventate avamposti per invasori. È stato ancora Budanov, in un’intervista a War Zone, a spiegare: A) Mettiamo fuori uso armamenti costosi, gli occupanti devono ogni giorno decidere dove piazzarli tra il fronte e le retrovie. B) Apriamo buchi nella difesa e favoriamo la nostra aviazione. Doppia l’intelligence. La Nato ha garantito quella strategica, assicurata da satelliti, voli di ricognizione elettronica, pattugliamenti con aerei e droni a elaborare una griglia d’ascolto. Kiev ha usato il proprio spionaggio, rivendicando il ruolo di infiltrati, partigiani e nuclei di forze speciali. Sempre Budanov ha avallato la tesi di sponde interne al territorio russo, elementi responsabili di clamorosi sabotaggi in alcune basi aeree. Con i pochi mezzi a disposizione l’Ucraina ha affondato l’ammiraglia Moskva, ha danneggiato in modo irreparabile alcune navi, ha messo fuori uso un’unità d’assalto anfibio e un sottomarino classe Kilo nei cantieri di Sebastopoli. Meta conseguita alternando tattiche, affidandosi al fattore sorpresa, trovando soluzioni. I missili Neptune di produzione locale, quelli occidentali, i diversi tipi di droni marittimi e aeronautici, persino un camion bomba contro il ponte di Kerch sono diventate le «macchine da guerra» dell’assedio alla Crimea.
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