‘Due popoli, due Stati’: una soluzione sempre più improponibile per Israele Analisi di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 15 settembre 2023 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «‘Due popoli, due Stati’: una soluzione sempre più improponibile per Israele»
‘Due popoli, due Stati’: una soluzione sempre più improponibile per Israele
Analisi di Antonio Donno
A destra: Yasser Arafat con Abu Mazen
“L’unico modo di garantire un futuro a Israele come stato ebraico e democratico e di dare anche ai palestinesi un loro stato a cui hanno diritto è la cosiddetta soluzione dei due stati. Ma è difficile nel breve termine vedere una qualunque prospettiva realistica di riuscita in tal senso.” Lo diceva Antony Blinken, Segretario di Stato americano, in Senato nel 2021. La realtà odierna conferma pienamente quanto ebbe a dire Blinken in quell’occasione, senza accennare, però, alle ragioni che Israele ha posto da decenni a questa parte sull’impossibilità di Gerusalemme di aderire a tale progetto. Biden e Blinken ne sono ben consapevoli ancora oggi, ma la situazione attuale offre loro alcune opportunità di ribadire la loro posizione. Benché Biden, nel suo incontro con Isaac Herzog, Presidente di Israele, abbia sottolineato con forza che il rapporto tra Stati Uniti e Israele è “indissolubile”, la posizioni dei due governi sul problema “due popoli, due Stati” resta inalterato.
Antony Blinken
Oggi Israele è dell’avviso che questa soluzione sia ancora più nefasta per le sorti dello Stato ebraico. Ai tempi di Arafat, era impossibile per Israele aderire a questo progetto (gli Accordi di Oslo sono stati un errore strategico di incalcolabile gravità), perché il capo terrorista palestinese aveva sempre sostenuto che lo Stato palestinese avrebbe dovuto comprendere tutto il territorio dal Giordano al mare e la soluzione dei due Stati gli consentiva di fare il primo passo in quella direzione. Israele ne era perfettamente consapevole e, nonostante le insistenze degli Stati Uniti per la realizzazione di tale progetto, il governo israeliano aveva sempre rifiutato di aderirvi. Nonostante il rifiuto israeliano, gli Stati Uniti non accentuarono la loro pressione, perché il terrorismo di Arafat poneva continuamente un problema di difesa e di sopravvivenza per Israele. Anche lo stesso Carter, il più ostinato in questo senso, negli storici accordi tra Israele e l’Egitto di Sadat del 1979 dovette rinunciare, obtorto collo, a inserire la questione “due popoli, due Stati” nei documenti finali.
Oggi, la situazione è peggiorata a causa della sempre più incisiva presenza dell’Iran nel cuore del Medio Oriente. Teheran è divenuto negli ultimi anni il leader del terrorismo palestinese ai confini di Israele (Hezbollah ai confini meridionali del Libano, Al Fatah nella West Bank, Hamas a Gaza). Il sostegno militare iraniano alle tre formazioni terroristiche palestinesi ha accentuato il pericolo per Israele; le recenti operazioni contro Israele lo stanno a dimostrare. La dura risposta dell’esercito israeliano all’interno della West Bank contro i gruppi terroristici tende sempre più a rendere irrealizzabile il progetto dei due Stati, di cui quello palestinese finirebbe per essere la punta avanzata dell’Iran ai confini orientali di Israele. Quindi, un pericolo mortale per lo Stato ebraico, al quale contribuirebbe la Siria di Assad, rientrata pienamente nelle grazie dell’Occidente dopo i massacri compiuti contro la propria popolazione negli anni scorsi.
Se, per pura ipotesi, la soluzione “due popoli, due Stati” si realizzasse, la fine di Israele sarebbe inevitabile. Circondato dall’Iran, da uno Stato palestinese agli ordini di Teheran e dalla Siria, Israele dovrebbe difendersi su tre fronti, dove al pericolo portato dai gruppi terroristici si sostituirebbe quello degli eserciti di tre Stati: una differenza quantitativa e qualitativa sul piano degli armamenti di proporzioni enormi. Per questo motivo, è evidente che qualsiasi governo israeliano andasse al potere non potrebbe che rifiutare la soluzione “due popoli, due Stati”. Già nel 2019 Robert Spencer, noto studioso dell’Islam, lo aveva scritto: “Se uno Stato palestinese dovesse nascere, Israele dovrebbe riconoscere che esso sarebbe un suo eterno nemico dal primo momento della sua esistenza”. Oggi, quest’affermazione ha una validità ancora maggiore.