Testata: La Repubblica Data: 13 settembre 2023 Pagina: 26 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Fuga dalle autocrazie»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 13/09/2023, a pag.26, con il titolo "Fuga dalle autocrazie" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
La brutale aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina e l’alleanza senza limiti fra Pechino e Mosca, annunciata pochi giorni prima che iniziasse il conflitto e mai smentita, sta producendo un effetto imprevisto: una fuga sistematica dalle autocrazie. “The rest against the West”, la formula con la quale I BRICS, il cosiddetto “sud globale” e molti teorici della crisi irreversibile dell’occidente teorizzavano la rivolta del resto del mondo contro un occidente in declino, sembra essere definitivamente archiviata da una serie di scostamenti tettonici nella geo-politica globale. La capacità di attrazione delle autocrazie si è arenata e con essa quel bagaglio teorico e progettuale che pure aveva affascinato una parte dell’occidente, a cominciare dalla Cina: la Via della Seta con i suoi finanziamenti insostenibili e l’effetto collaterale della “trappola del debito”; il relativismo culturale delle autocrazie con i troppi capovolgimenti semantici per legittimare le azioni più atroci per reprimere ogni forma di libertà di pensiero: la “sovranità di internet” (con un esercito di censori e sovente la complicità dei grandi motori di ricerca); la “democrazia guidata” in salsa cinese (dove il partito unico di natura castale domina sui destini di un miliardo e mezzo di esseri umani); la tutela assoluta della sovranità nazionale per impedire ogni interferenza esterna, per negare l’universalità dei diritti umani e in tal modo giustificare il genocidio di uiguri e tibetani. Ma le reazioni a catena nei confronti di autocrazie sempre più assertive, hanno iniziato a manifestarsi in modo sempre più evidente. L’occupazione illegale del Mar Cinese Meridionale da parte di Pechino, ha portato il Vietnam a siglare una partnership strategica e comprensiva con gli Stati Uniti d’America, in occasione della storica visita del presidente Joe Biden ad Hanoi e a diventare una delle mete preferite del de-risking e del decoupling dalla Cina.
Le Filippine del neopresidente Ferdinand Marcos hanno abbandonato la politica filo-cinese del predecessore Rodrigo Duterte per riposizionare il paese nell’alveo occidentale, siglando anche con il Segretario alla Difesa Lloyd Austin il nuovo Enhanced Defense Cooperation Agreement che prevede la creazione di quattro nuove basi militari Usa nel nord del paese di fronte a Taiwan. La Mongolia, schiacciata fra Russia e Cina e hub dei collegamenti ferroviari fra Pechino e Mosca, ha inaugurato la dottrina del “terzo vicino”, annunciata in una storica visita del primo ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene aWashington pochi giorni fa: “Gli Stati Uniti non sono solo il nostro terzo vicino strategico — ha dichiarato — ma sono anche la nostra stella polare nel percorso democratico della Mongolia”. La Papuasia Nuova Guinea, dopo anni di neutralità e in reazione all’accordo securitario fra Cina e Isole Salomone, ha siglato un patto di difesa con Australia e Usa che autorizza l’uso di tutte le basi militari del paese alle forze di Canberra e Washington in caso di conflitto con Pechino. L’Armenia, sull’orlo di un nuovo confl itto con l’Azerbaijan, ha ritirato pochi giorni fa il proprio ambasciatore dalla Csto (il mini Patto di Varsavia post-sovietico), dopo il fallimento sulle garanzie di sicurezza che la Russia avrebbe dovuto fornire per tutelare la minoranza armena nell’enclave del Nagorno-Karabakh. Inoltre, ha chiesto a Ue ed Usa di promuovere un’azione diplomatica congiunta per favorire la soluzione del conflitto nel Caucaso ed ha dato vita a inedite esercitazioni militari congiunte insieme alle forze Usa (Eagle Partner 2023). A completare il quadro, Moldavia e Georgia sono pronte a seguire l’Ucraina nella marcia di avvicinamento verso Europa e Alleanza Atlantica e l’India è sempre più ponte fra occidente e sud globale, come dimostrato dal recente G-20, nonché solido pilastro sul quale l’occidente può poggiare le proprie politiche economiche e di sicurezza nel cuore dell’indo-pacifico. La fuga sistemica dalle autocrazie produce anche un effetto speculare di avvicinamento e nuova coesione fra le autocrazie stesse: Kim Jong-un ha raggiunto Vladimir Putin a Vladivostok per partecipare all’8° Forum Economico Orientale, insieme anche al vice premier cinese Zhang Guoqing. Putin ha un disperato bisogno di forniture belliche e chiederà alla più estrema dittatura del pianeta proiettili d’artiglieria, missili anticarro e forse anche carri armati. La triangolazione, poi, fra Cina e Russia e Iran prosegue senza sosta, con Pechino primo acquirente del gas e del petrolio di Teheran, sotto embargo occidentale, e Mosca il primo mercato per i droni di fabbricazione iraniana Shahed-136, che seminano la morte ogni notte fra i civili nelle città dell’Ucraina. La brutale quanto ingiustificata guerra della Russia contro l’Ucraina ed una Cina sempre meno attore responsabile sulla scena globale hanno accelerato un processo di polarizzazione che ha reso sempre più attrattiva la comunità delle democrazie.
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