Ustica e altri attentati. La pista palestinese va presa in considerazione
Commento di Deborah Fait
Fra qualche giorno si chiuderà un anno e avrà inizio quello nuovo ebraico, 5783. Il tempo passa ma le situazioni non cambiano. Israele è colpito ogni giorno da attentati terroristici contro civili inermi, accoltellamenti, sparatorie, auto, addirittura camion, contro i passanti, siano essi soldati o civili. L’obiettivo di sempre è colpire Israele con una guerra d’attrito, giorno dopo giorno, nel tentativo di far saltare i nervi agli israeliani. Muoiono anche i terroristi? Non importa. Loro, i palestinesi, non tengono in nessun conto la vita. Più ne muoiono e più altri si materializzano, pronti a sostituirli e a diventare martiri. Questa è la loro disumana, barbara cultura. Anche quest’anno decine di famiglie sono state decimate, come l’anno passato, come accade da decenni. Le notizie date dai telegiornali italiani sono a metà tra verità e menzogna, per lo più sono travisate nel tentativo di far ricadere la responsabilità su Israele. Per uno strano fenomeno che non esito a definire vigliacco, è palpabile l’attenzione che i media mettono nel giustificare i terroristi palestinesi, gli intoccabili. Questi giorni ne abbiamo avuto l’ennesimo esempio a proposito delle nuove rivelazioni sulla tragedia di Ustica. Abbiamo ascoltato decine di conferenze televisive seguite alle parole dell’ex premier Giuliano Amato che dopo aver puntato il dito contro i francesi, ha ritirato le accuse dicendo di essersi confuso. Qualche giorno prima di queste inutili e pericolose dichiarazioni contro i cugini francesi che già non amano molto noi italiani, qualcuno aveva dichiarato che esisteva la possibilità concreta di “ una bomba palestinese nella toilette” dell’ aereo. A questa rivelazione è seguito il silenzio totale e il discorso non è stato più ripreso da nessuno. Come accade per la strage di Bologna la parola “palestinesi” non va nominata. Nonostante Francesco Cossiga, a suo tempo, sia stato chiarissimo nel parlare di “terrorismo palestinese a Bologna”. Le parole dell’ex presidente, accolte da un imbarazzato silenzio, sono cadute nel vuoto. Si cercano ancora colpevoli alternativi ai fascisti del NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) già in galera, forse innocenti di quella strage specifica. Colpevoli di altre carneficine ma, giurano, non di quella. Ho seguito in questi giorni decine di -talk- ma non ho sentito nessuno nominare il famigerato Lodo Moro, (1973),il patto segreto di non belligeranza tra lo Stato italiano e i palestinesi. Accordo preso immediatamente dopo la prima strage palestinese a Fiumicino (32 vittime) e dopo l’attentato di Settembre Nero (gli stessi della strage di Monaco) all’oleodotto transalpino di Trieste (1972). Il Lodo Moro, firmato dall’omonimo presidente, garantiva libertà di passaggio ai terroristi, con armi e esplosivi, sul territorio nazionale, in cambio della promessa di non fare attentati in Italia, fidandosi, ahimè, della loro parola. Erano esclusi dall’accordo coloro che i palestinesi odiavano e volevano distruggere, gli ebrei, quelli sì, li potevano toccare.
Quella vergogna italiana fu firmata nel 1973 e questi sono gli attentati che, stranamente, seguirono:
- Strage di Ustica…27 giugno 1980 colpevoli ancora ignoti
- Strage di Bologna …2 agosto 1980 supposti colpevoli Mambro e Fioravanti sempre dichiaratosi innocenti di quella strage.
- Attentato alla sinagoga di Roma…9 ottobre 1982- 1 morto, Stefano Tachè, 2 anni, decine di feriti, colpevoli i palestinesi fatti fuggire in Grecia dal governo italiano
- Attacco all’Achille Lauro…7 ottobre 1985- 1 morto, ebreo americano, Leo Klinghofer, scaraventato in mare. Colpevoli i palestinesi di Abu Nidal fatti fuggire da Craxi verso il covo di Arafat a Tripoli.
- Strage di Fiumicino (numero 2)…27 dicembre 1985. 13 morti 76 feriti al gate della compagnia israeliana El Al . Colpevoli i palestinesi, nessun arresto.
Tutti questi attentati sono stati sponsorizzati dallo Stato italiano. Erano gli anni dell’amore sfrenato per Yasser Arafat, portato in trionfo, ricevuto da primi ministri, presidenti, papi. Erano gli anni in cui il rais assassino poteva fare il bello e il cattivo tempo in RAI, poteva ordinare cosa dire al pubblico italiano che si ritrovò a odiare Israele come decenni prima aveva odiato e fatto deportare ad Auschwitz i suoi concittadini ebrei. I tempi non sono cambiati, Arafat è morto ma il suo spirito maligno aleggia ancora nel mondo occidentale, avvelenato da una moderna forma di antisemitismo, l’israelofobia. Un mondo che teme e rifiuta di nominare la parola “palestinesi” anche quando si trova davanti a morti innocenti in Israele.