Tutti in classe! Scuole al via per il 26% degli israeliani Circa 2,5 milioni gli studenti
Testata: Moked Data: 04 settembre 2023 Pagina: 1 Autore: la redazione di Moked Titolo: «Scuola al via in Israele, quest’anno l’accento è sulla tolleranza»
Riprendiamo da MOKED l'articolo “Scuola al via in Israele, quest’anno l’accento è sulla tolleranza”.
Come da tradizione, il 1° settembre per Israele significa riapertura delle scuole. Asili ed elementari sono le prime ad aver aperto i battenti, poi è stato il turno delle superiori. In totale sono circa 2,5 milioni gli studenti dell’anno scolastico 2023-2024. Significa che oltre un quarto del paese ogni mattina, fino a giugno, si recherà nei diversi istituti scolastici (in Italia la proporzione studenti – popolazione totale è del 12 per cento, in Israele del 26). “In bocca al lupo a tutti gli studenti e le studentesse che sono tornati oggi a scuola!”, il saluto del presidente d’Israele, Isaac Herzog. In visita con la moglie Michal a una scuola d’arte di Yokneam Illit, cittadina della Galilea, Herzog ha dialogato con i ragazzi. Alla domanda di uno di loro su quale sia il suo desiderio per il prossimo anno, il capo dello Stato ha risposto parlando dell’unità d’Israele. “Vorrei che il nostro Paese restasse unito, sicuro, una democrazia forte e stabile”. Un riferimento alle fratture sempre più visibili nella società legate alla politica e al dibattito sulla riforma della giustizia promossa dall’attuale governo. In tema di superamento delle divisioni, il ministero dell’Istruzione, nome cognome, ha annunciato che nel corso dell’anno scolastico sarà avviato un programma di “educazione a tutte le opinioni”. Dal ministero fanno sapere che l’iniziativa “affronta le divisioni sociali e le controversie significative che esistono nella società israeliana ed è progettata per consentire un dialogo e una discussione approfonditi in un ambiente protetto, inclusivo, favorevole e sicuro”. Del progetto ha parlato anche il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch sottolineando come sia rivolto alle classi della primaria come delle superiori. A confronto, ha aggiunto, ci saranno “studenti ed educatori che lavoreranno insieme per ascoltare e accettare opinioni diverse e costruire un discorso collettivo rispettoso”. Il programma, è convinto Kisch, sarà un elemento importante “per il futuro comune della nostra società”. Come in passato, anche il 2023-2024 si è aperto con la minaccia di uno sciopero da parte degli insegnanti. Sul tavolo problematiche come la carenza di docenti, l’adeguamento salariale, il sovraffollamento delle classi negli istituti statali. A mobilitarsi è stata l’associazione degli insegnanti delle scuole secondarie che, dopo un braccio di ferro con il governo, ha siglato un ampio accordo e revocato così lo sciopero. Tra i risultati ottenuti un aumento complessivo di 2000 shekel (quasi 500 euro) degli stipendi – un insegnante delle superiori in media in Israele guadagna circa duemila euro (in un paese in cui lo stipendio medio è di tremila euro) – e la riduzione della settimana lavorativa da 40 a 38 ore. L’accordo è stato stipulato con il ministero delle Finanze e con quello dell’Istruzione. Rimane aperta la questione della carenza di insegnanti. Problematica cronica che tocca diversi paesi, tra cui l’Italia. In Israele sono impiegati 250mila docenti e ne mancano nel complesso 3379 per coprire le diverse posizioni vacanti. A dare questi numeri, il direttore generale ad interim del ministero dell’Istruzione Meir Shimoni nel corso di un’audizione parlamentare. Il ministro Kish, intervistato dal sito Makor Rishon, ha parlato di una cifra minore – 1500 educatori – e promesso di far fronte al problema con un piano di nuove assunzioni. Nella sua ottica, altro tema fondamentale è “il rafforzamento dello status dell’insegnante, sia nella percezione pubblica che all’interno della scuola”. Per farlo, aggiunge il ministro, è necessario un diverso coinvolgimento dei genitori. “Uno dei problemi che sentiamo dagli insegnanti è che i genitori intervengono in modo eccessivo e una partecipazione che potrebbe essere positiva si trasforma in un fattore negativo”. Il ministero, attraverso una figura dedicata e un testo di buone pratiche, vuole avviare quest’anno un piano affinché “l’auspicabile coinvolgimento dei genitori” sia un aiuto e non un “danno alla capacità dell’insegnante di lavorare in classe”.
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