L’Ucraina lancia l’offensiva dei droni Analisi di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 31 agosto 2023 Pagina: 10 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «L’Ucraina lancia l’offensiva dei droni. Colpite basi e aerei in tutta la Russia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/08/2023, a pag. 10, con il titolo "L’Ucraina lancia l’offensiva dei droni. Colpite basi e aerei in tutta la Russia" l'analisi di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
La notte dei droni segna una salto di qualità nel conflitto e rende evidente un’evoluzione nella controffensiva ucraina. Per la prima volta, le forze di Kiev ieri hanno lanciato un attacco simultaneo in profondità nel territorio russo, colpendo con precisione e potenza obiettivi militari in sei regioni diverse. Finora i raid erano stati essenzialmente simbolici: uno sfregio alla credibilità di Vladimir Putin, come l’ordigno scoppiato sul cielo del Cremlino, con danni limitati che non potevano influire sulle sorti della guerra. Adesso invece è tutto diverso. Almeno cento droni hanno sorvolato nell’oscurità un quarto della Russia, con gli abitanti svegliati dal fuoco della contraerea e dalle esplosioni. L’incursione principale è avvenuta su Pskov, a quasi 700 chilometri dal confine. Quattro grandi aerei da trasporto Ilyushin 76 sono stati distrutti: è la perdita più grave subìta dall’aviazione di Mosca in questi 18 mesi. Nella stessa zona altri velivoli teleguidati avrebbero centrato la caserma del 104mo reggimento parà, reparto chiamato in causa per gli eccidi di Bucha. A Bryansk è stata bersagliata la Silicon El, un’industria elettronica coinvolta nella produzione di armamenti: c’è stato un incendio. Colpiti pure gli uffici di “un’unità investigativa”: secondo alcune fonti si tratterebbe di una struttura del Gru, l’intelligence militare. Nel distretto di Kaluga è stato incenerito un serbatoio di carburante. Altri droni sono stati segnalati nelle regioni di Ryazan, Tula, Lipetsk, Oryol e nella periferia di Mosca. Nelle stesse ore - secondo la Marina russa – gli ucraini avrebbero tentato di sbarcare squadre di commandos sulla costa della Crimea, ma i barchini sarebbero stati respinti da una squadriglia di caccia. Insomma, è stata una notte di allarme e paura praticamente nell’intera Russia occidentale, dal Baltico al Mar Nero. «La guerra si sta spostando sempre più verso il territorio della Russia, e non può essere fermata », ha scritto il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak. E il Cremlino non ha potuto nascondere le notizie degli attacchi, che circolano massicciamente sui social. Il portavoce Dmitry Peskov si è limitato a una dichiarazione dai toni burocratici: «I nostri esperti sono al lavoro per ricostruire la provenienza degli ordigni, al fine di adottare misure adeguate per prevenire tali situazioni in futuro». Un riferimento ai sospetti che sono subito circolati tra alcuni propagandisti: l’aeroporto di Pskov è troppo lontano dall’Ucraina mentre dista solo quaranta chilometri dall’Estonia, una nazione della Nato e dell’Unione europea. Il tentativo è quello di presentare ancora una volta la Russia come vittima della potenza dell’Alleanzaatlantica. Neppure la pesante rappresaglia scattata frettolosamente contro Kiev e Odessa con una raffica di missili e droni Shahed è riuscita ad attutire l’impatto sull’opinione pubblica, che ormai è diventata consapevole della realtà: tutte le città russe sono esposte ai raid ucraini. E a pochi giorni dalla morte di Prigozhin, i “falchi” hanno ripreso voce criticando i vertici della Difesa per la loro «incompetenza » e chiedendo di «cancellare dalle mappe i Paesi Baltici»: Wladimir Solovyev, ad esempio, lo ha fatto in un popolare programma tv del mattino indossando una felpa con il logo dell’Urss. Quello che è accaduto però non è un episodio isolato. Fa parte di un’operazione avviata dai generali di Kiev da almeno un mese che prende sistematicamente di mira le installazioni militari molto lontano dalla prima linea. In Crimea viene portata avanti usando i missili donati dall’Occidente – come gli “Storm Shadow” con raggio d’azione di 250 chilometri – mentre contro la Russia per rispettare i limiti imposti dagli alleati utilizzano esclusivamente armi costruite in Ucraina. Questi bombardamenti colpiscono centri di comando, caserme e aeroporti, depositi di munizioni e combustibile, infrastrutture come porti e ponti: hanno l’obiettivo di mettere in crisi la rete logistica che permette alle truppe russe di combattere. Si tratta – come ha scritto l’ex generale australiano Mick Ryan – di «una campagna di attacchi concepita per generare effetti strategici e politici sulla condotta del conflitto. Gioca un ruolo importante nel diminuire le capacità militari russe mentre allo stesso tempo dimostra ai sostenitori dell’Ucraina la determinazione a vincere la guerra». In pratica, è una seconda controffensiva. Parallela e convergente a quella che avviene sulle trincee del fronte Sud. Dove, dopo quasi tre mesi di lotta senza tregua, l’esercito di Kiev sembra finalmente ottenere risultati significativi: l’avanzata oltre il villaggio di Robotyne ha superato in almeno un punto il vallo fortificato russo. Ora i comandanti di Zelensky devono decidere dove impiegare le brigate di riserva per tentare di dare una spallata alle difese.
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