Lo sproposito enunciato da Ben-Gvir è immorale in se stesso e diffama Israele
Commento di Danny Ayalon, da Israele.net
A destra: Itamar Ben-Gvir
“Il mio diritto, il diritto di mia moglie e dei miei figli di circolare in Giudea e Samaria è più importante della libertà di movimento degli arabi. Il diritto alla vita viene prima della libertà di movimento. Mi dispiace, ma questa è la realtà”. Così Itamar Ben-Gvir, ministro israeliano della sicurezza nazionale, intervistato mercoledì 23 agosto dall’emittente Canale 12
Danny Ayalon
Il diritto alla vita è un valore supremo e prevale anche sul diritto alla libertà di movimento. Dovrebbe essere ovvio per tutti che questa precedenza non ha nulla a che fare con la religione, l’etnia, la razza, il genere o qualsiasi altra caratteristica umana. Quella che deve esserci, invece, è una chiara distinzione tra civili innocenti e rispettosi della legge e terroristi assassini. La politica perseguita in modo discreto e intelligente da Israele – in base alla quale distingue e tratta in modo diverso i terroristi e i palestinesi innocenti – ha permesso di risparmiare innumerevoli vite umane, sia di arabi che di ebrei. La lotta contro il terrorismo palestinese è molto mirata, circostanziata e si basa su un enorme lavoro di intelligence: comporta misure di controllo, ma non comporta punizioni collettive che sarebbero ingiuste e non farebbero che spingere più persone nelle braccia del terrorismo. Se Itamar Ben-Gvir avesse semplicemente affermato questi concetti, non ci sarebbero stati problemi a spiegare le sue dichiarazioni all’interno e all’estero. Ma Ben-Gvir ha fatto una dichiarazione sciagurata con la quale, ragionando in termini di “arabi” ed “ebrei”, ha lasciato intendere che il diritto della sua famiglia di muoversi sulle strade di Giudea e Samaria prevarrebbe su quello dei palestinesi: di tutti i palestinesi. Questa è un’affermazione razzista e immorale. Ed è anche stupida dal punto di vista politico e diplomatico. Questo sproposito non solo calunnia Israele, ma infligge anche danni di dimensioni senza precedenti alle sue pubbliche relazioni sulla scena mondiale. Da anni Israele si batte per mettere in evidenza e far conoscere il suo carattere democratico e i principi di civiltà su cui è fondato: la visione dei profeti biblici, l’eguaglianza, la democrazia. Da anni, coloro che odiano Israele cercano di etichettarlo come uno stato di apartheid nella speranza di escluderlo dal club delle nazioni illuminate. L’accusa di apartheid non solo è ingiuriosa e diffamatoria, ma è anche molto pericolosa. I palestinesi hanno capito da tempo che non possono sconfiggere Israele con mezzi militari o economici. Ecco perché puntano la loro potenza di fuoco sull’arena politico-diplomatica. Diffondere e radicare questa narrazione – che Israele sarebbe ciò che era il Sud Africa diversi decenni fa – è diventato uno dei principali obiettivi di politica estera della propaganda palestinese. A causa dello sproposito proferito da Ben-Gvir, anche i diplomatici più bravi si troveranno ora in difficoltà a spiegare al mondo le vera natura democratica di Israele e le sue politiche di anti-terrorismo. Il rischio rappresentato dalle uscite di Ben-Gvir – che non sono svarioni, bensì la fedele espressione dell’ideologia sostenuta dal suo partito e dalla fazione guidata da Bezalel Smotrich – non riguarda solo l’estero. Esse rischiano di avere un impatto anche all’interno del paese e sugli stessi israeliani che vivono in Giudea e Samaria (per scelta ideologica o per semplice convenienza). Non c’è dubbio che per la maggior parte sono cittadini pienamente rispettosi della legge, che condividono moralità ebraica e valori democratici. Ma oggi sono rappresentati da leader estremisti. Ben-Gvir e Smotrich non solo mettono Israele in pericolo a causa della loro condotta, ma mettono anche a repentaglio il sostegno agli insediamenti presso ampie fasce dell’opinione pubblica israeliana. Se gli elementi fra loro più moderati e assennati non sconfesseranno i leader estremisti, questi potrebbero minacciare l’esistenza stessa degli insediamenti. I coloni ne usciranno sconfitti se non sapranno abbracciare sul serio l’ethos fortemente etico di Israele e del popolo ebraico. Smotrich e Ben-Gvir hanno dimostrato che loro non lo condividono più.
(Da: Israel HaYom, 27.8.23)