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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.08.2023 Nel governo Netanyahu abbondano immoralità e incompetenza, e gli anti-sionisti viscerali ne approfittano
Analisi di Gil Troy, da Israele.net

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 agosto 2023
Pagina: 1
Autore: Gil Troy
Titolo: «Nel governo Netanyahu abbondano immoralità e incompetenza, e gli anti-sionisti viscerali ne approfittano»
Nel governo Netanyahu abbondano immoralità e incompetenza, e gli anti-sionisti viscerali ne approfittano
Analisi di Gil Troy, da Israele.net

Gil Troy
Gil Troy

Israele ha votato per Netanyahu e Ben-Gvir, dunque che governino -  Israele.net - Israele.net

Se il giuramento di Ippocrate insegna “primum non nocere” (innanzitutto non fare danni), gli stupidi ipocriti di questo governo proclamano: “innanzitutto non informateci sui danni che stiamo facendo”. Lascio agli ottimi professionisti indipendenti delle Forze di Difesa israeliane il compito di mostrare, invece, come tutto questo rancore e questa evitabile lacerazione minano la nostra deterrenza e la nostra sicurezza (mentre vari esponenti della coalizione accusano di “tradimento” gli alti ufficiali che ne parlando pubblicamente ndr). Guardando a livello globale, posso aggiungere che il mix di immoralità, incompetenza e arroganza che caratterizza questo governo guidato da Benjamin Netanyahu non fa che imbaldanzire il numeroso clan dei “innanzitutto dare addosso a Israele”. Si chiamerà anche estate, questo periodo dell’anno. Ma a me sembra più che altro la stagione della caccia aperta contro Israele. Si considerino alcuni titoli recenti del Jerusalem Post: l’Australia ha deciso che d’ora in poi farà riferimento a tutta la Cisgiordania come “territori palestinesi occupati”; una senatrice dello stato del Michigan si è scusata per aver visitato Israele; la City University di New York mette sotto indagine dei professori ebrei per “discriminazione” ai danni di antisemiti e attivisti BDS; in un corso alla Princeton University si insegna agli studenti che “le Forze di Difesa israeliane prelevano organi da palestinesi”; un adolescente israeliano è stato picchiato quando ha parlato in ebraico durante una vacanza in Germania, e così via. Nel frattempo, oltre 800 propagandisti accademici firmano di nuovo una petizione che accusa Israele di “apartheid”, “supremazia ebraica” e altri crimini alla moda, e questo stesso giornale su cui scrivo ha pubblicato un articolo d’opinione grossolano e immorale dal titolo “Israele è responsabile dell’uccisione di israeliani da parte dei palestinesi”. Dunque, l’editorialista incolpa la vittima. Vogliamo giocare alle variazioni sul tema morale? Giudicare gli israeliani colpevoli per essere demonizzati, delegittimati e presi di mira dai terroristi palestinesi è come dire “i neri sono responsabili del bullismo dei bianchi contro i neri”, “le donne sono responsabili per gli uomini che molestano le donne”, “i dissidenti palestinesi sono responsabili per il fatto che Hamas perseguita i dissidenti”. Trattare gli assassini palestinesi come nobili combattenti per la libertà è probabilmente la distorsione più atroce in quell’articolo. Certo, molti terroristi sono dei poveretti, deboli e vulnerabili, che vengono ricattati e si danno al terrorismo per riscattare l’onore della loro famiglia, o per procurarle sostegno economico: ma questo che non fa che dimostrare quanto l’immoralità del terrorismo ha infettato e corrotto la società e la politica palestinese. Sfido l’autore di quel vergognoso articolo a leggerlo di persona ai famigliari di Meir Damari, 32 anni, assassinato da terroristi che hanno fatto fuoco da un’auto vicino a casa sua, o alla famiglia Dee che piange l’imboscata in cui sono state trucidate Lucy e due sue figlie adolescenti, Maia e Rina. Che ne direbbe poi di andare a Rehovot e spiegare ai famigliari di Inga Avramyan, recentemente uccisa da un razzo lanciato da Gaza, che gli israeliani dovrebbero abbandonare un’altra grande fetta della terra storica degli ebrei, visto come ha funzionato bene il ritiro da Gaza per quella 82enne (per non dire di quanto ha funzionato bene per milioni di palestinesi sotto la dittatura di Hamas)? E perché non volare in Italia e spiegare ai famigliari di Alessandro Parini che Israele è colpevole dell’attentato a Tel Aviv che ha ucciso quel pacifico turista di 35 anni? Giustificare il terrorismo, e scagionare coloro che celebrano stragi e omicidi, è eticamente perverso quanto lo sono quei dittatori che fanno pagare ai famigliari di una vittima i proiettili usati dal plotone d’esecuzione. Discutiamo pure della frustrazione dei palestinesi per la politica israeliana o per l’esistenza stessa dello stato ebraico. Ma legittimare in modo così cinico e generico l’industria del terrorismo palestinese, radicata in un profondo anti-sionismo impregnato di odio verso gli ebrei, è folle e autodistruttivo. I terroristi palestinesi e i loro fan celebrerebbero per le strade, come fanno sempre, l’assassinio dell’autore di quell’articolo e della sua famiglia con la stessa noncuranza con cui brinderebbero all’assassinio mio e della mia famiglia. Ma che razza di pacifista è quello che giustifica la cultura della violenza, i drogati di violenza e gli spocchiosi idioti che incoraggiano la violenza senza avere la buonagrazia di ammetterlo? In qualche modo, quando si dà addosso a Israele convergono sistematicamente stupidità, venalità e pura irresponsabilità. Questo mix letale sprona delegittimatori e terroristi, che sono i maggiori ostacoli alla pace in Medio Oriente. Per quanto le cose fossero messe male già prima che certi imbecilli salissero al governo con Netanyahu, adesso gli odiatori viscerali di Israele si sentono sostenuti anche dagli israeliani. Agli anti-sionisti per partito preso non par vero di sfruttare il vigoroso, doloroso e straordinariamente pacifico dibattito interno israeliano per ribadire il loro eterno disprezzo per lo stato ebraico. Gli odiatori non fanno distinzioni tra lo stato d’Israele, la società israeliana e le proposte – non ancora approvate – di questo governo israeliano. Le grandi manifestazioni di protesta contro le politiche prospettate da questo governo servono ai delegittimatori per rilanciare grida isteriche sull'”apartheid d’Israele” e sulla “falsa democrazia israeliana”. Lo schadenfreude che trasuda da certi ebrei anti-sionisti – “lo sapevamo che erano dei primitivi antidemocratici” – aizza ulteriormente chi odia gli ebrei e lo stato ebraico. Il continuo tentativo di collegare il dibattito interno sulla riforma giudiziaria-istituzionale con la questione palestinese perpetua la grande truffa divulgata da Yasser Arafat: presupporre che tutto ciò che accade in Israele ruoti attorno ai palestinesi. E così, centinaia di accademici – compresi eminenti professori di studi israeliani e di studi ebraici – firmano la puerile petizione “L’elefante nella stanza” che collega direttamente “il recente attacco di Israele alla magistratura e la sua occupazione illegale”. E non sfugga, per inciso, l’uso superficiale (ma quanto indicativo!) del termine “Israele” al posto di “governo israeliano”. Il presunto elefante in cerca di attenzione è in realtà la zanzara palestinese che cerca sempre di rubare la scena per continuare a ronzare e pungere all’infinito. Tale semplicistica e ben poco accademica fissazione appiattisce in modo esagerato lo scontro costituzionale in atto in Israele. È vero, alcuni depotenziatori della magistratura ce l’hanno con i tribunali che tutelano i diritti dei palestinesi. E alcuni teppisti hanno esasperato il loro disprezzo per i palestinesi. Ma queste sono linee melodiche secondarie in una cacofonia sociale, politica, ideologica ben più forte, che riguarda tutt’altro. Nella stanza, più preoccupanti dell’immaginario elefante degli studiosi sono le termiti anti-sioniste che corrodono l’integrità accademica. I titoli della scorsa settimana che abbiamo citato mostrano come i discorsi sull'”occupazione”, che mirano a negare qualsiasi legame degli ebrei con il paese, si trasformano in una spirale di ripudio di ciò che è Israele, non solo di ciò che fa il governo israeliano, e intanto criminalizzano coloro che sostengono Israele, il suo diritto ad esistere e a difendersi. Come si permette la City University di New York di mettere sotto indagine dei professori che lamentano di dover lavorare in un ambiente impregnato di atteggiamenti anti-israeliani e anti-ebraici? La feroce crociata anti-sionista giustifica esagerazioni, distorsioni, bugie e calunnie che disumanizzano israeliani ed ebrei. Il risultato è la violenza contro gli israeliani in tutto il mondo, che si tratti di passeggiare a Berlino, parlare ebraico durante una vacanza, vivere la tua vita. Come sionista, continuerò a combattere questo governo ogni volta che un ministro dirà qualcosa di stupido, offensivo, antidemocratico, anti-arabo e/o anti-ebraico. Certo, di questi tempi sembra un lavoro a tempo pieno. Ma, come sionista, continuerò anche a combattere l’odio irrazionale verso Israele, sebbene pure quello sembrava fino all’anno scorso un lavoro a tempo pieno, e da allora si è solo intensificato. 
(Da: Jerusalem Post, 16.8.23)

takinut3@gmail.com

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