Tensioni Kiev/Gerusalemme Cronaca di Andrea Marinelli, Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 13 agosto 2023 Pagina: 10 Autore: Andrea Marinelli, Guido Olimpio Titolo: «Tensioni sull’asse Kiev-Gerusalemme, tra il «no» alle armi e i molti sospetti»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/08/2023, a pag. 10, l'articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio dal titolo "Tensioni sull’asse Kiev-Gerusalemme, tra il «no» alle armi e i molti sospetti".
Dispetti, sospetti e armi: è il triangolo mediorientale innestato nel conflitto in Ucraina. Al centro ci sono diversi Paesi, con la propria agenda. Negli ultimi giorni Kiev ha alzato i toni verso Israele. Il governo ha protestato per la decisione di Gerusalemme di bloccare (o rinviare) la copertura medica per circa 14 mila rifugiati ucraini. Il ministero delle Finanze ha spiegato che è una pausa tecnica, i fondi devono essere garantiti da altri dicasteri e probabilmente arriveranno al più presto. Per l’Ucraina è comunque un atto ostile che si aggiunge al rifiuto di fornire armi: la resistenza ne ha sollecitato l’invio, ricevendo una sfilza di no. Irritato, il governo Zelensky ha fatto trapelare una notizia non proprio distensiva. I rappresentanti dello Stato ebraico devono essere esclusi dalle riunioni del Gruppo Ramstein, la coalizione che si riunisce per gestire l’assistenza bellica. A Kiev non si fidano degli israeliani, ritengono che la loro neutralità finisca per coprire una linea in realtà pro-russa. Il giudizio è stato espresso in pubblico e criticato da Gerusalemme con una protesta ufficiale. Ora l’Ucraina ha minacciato di ostacolare l’annuale pellegrinaggio degli ebrei ortodossi verso la località di Uman, a circa 190 chilometri da Kiev, introducendo di nuovo l’obbligo del visto per i fedeli: è un evento che porta migliaia di persone nel Paese nonostante il conflitto. L’impennata segue mesi di contatti/contrasti, con la partecipazione degli Usa, durante i quali l’Ucraina ha insistito per avere materiale militare di livello. Gerusalemme ha nicchiato, per poi concedere qualcosa: informazioni di intelligence, dettagli sui droni iraniani usati dai russi, un apparato d’allarme anti-aereo. Nulla, però, di sostanzioso. Si è persino ipotizzato un patto «circolare» con la vendita di tank Merkava a «uno Stato europeo» (Cipro?) che avrebbe girato i suoi carri di concezione «sovietica» all’Ucraina. Storia confusa, poi smentita ma come altre rimasta sospesa. La posizione di Israele è nota, non vuole esacerbare il contrasto con la Russia che, nonostante faccia da ombrello al regime di Assad, ha tollerato centinaia di raid israeliani contro target iraniani in Siria. È un modus vivendi tra due nazioni che — come dice qualcuno alludendo alla presenza del contingente di Mosca — «ormai sono confinanti». Pesa poi la comunità russa emigrata nello Stato ebraico, contano i rapporti personali tra il premier Bibi Netanyahu e Vladimir Putin. Gli ucraini devono capire — hanno risposto alcuni esperti locali — che vi sono interessi nazionali da tutelare. Lo stesso Netanyahu aveva offerto un ulteriore motivo affermando che esiste il rischio che le armi possano finire in mani sbagliate. Da Kiev hanno replicato ricordando gli attacchi sui civili e il fatto che Teheran, avversario numero uno di Gerusalemme, collabori attivamente con gli invasori ottenendo vantaggi militari (caccia, tecnologia…). Ma neppure questo punto, per il momento, avrebbe ammorbidito gli israeliani. Sempre che dietro la polemica accesa — e reale — non si nascondano mosse segrete.
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