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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.08.2023 Zelensky in cerca di consensi
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 agosto 2023
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Corruzione, epurazioni e nervosismo. Zelensky in cerca di consensi interni»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/08/2023, a pag.10, con il titolo 'Corruzione, epurazioni e nervosismo. Zelensky in cerca di consensi interni' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Volodymyr Zelensky

Sono momenti d’incertezza per l’Ucraina al diciottesimo mese di resistenza contro l’invasione russa. Volodymyr Zelensky si vede costretto a rilanciare il morale della sua gente e rafforzare il consenso interno. I motivi sono sotto gli occhi di tutti: la tanto attesa controffensiva per scacciare i nemici procede troppo lentamente, s’avvicinano le piogge autunnali, l’economia boccheggia, i militari già prevedono gli attacchi missilistici russi sulle linee elettriche e un secondo inverno al gelo. Soprattutto, non si vedono vie d’uscita negoziali, l’anno prossimo gli americani andranno alle urne e l’eventualità che Donald Trump possa vincere non è da sottovalutare, comunque il fronte Nato rischia di essere distratto. «Per un attimo ci si era illusi che la guerra potesse durare poco, occorre invece pensare a tempi lunghi», ammettono i commentatori locali. Si spiega così la scelta «indubbiamente populista, anche se molto popolare» del presidente di licenziare i capi dei 24 distretti militari incaricati di reclutare le nuove leve dopo le rivelazioni da parte della stampa locale di un giro di mazzette milionarie. La racconta bene Natalia Kurdiaukova, 46enne giornalista e responsabile del Media Center di Kharkiv. «Non era affatto certo che tutti i 24 ufficiali fossero colpevoli. Abbiamo le prove processuali solamente contro due o tre di loro, tra cui quello della regione di Odessa: non occorreva dimetterli tutti. Ma Zelensky era consapevole del fatto che proprio in questi mesi dolorosi, quando migliaia di nostri soldati muoiono o restano gravemente feriti al fronte, la questione dei corrotti che pagano per evitare di partire va a toccare il cuore della gente. Li chiama “traditori” della patria e glorifica i reduci. Adesso corriamo il rischio opposto: ovvero che un veterano invalido di guerra mandi alle trincee anche persone handicappate che proprio non dovrebbero andarci e rischiano di creare più problemi che altro», commenta. Il provvedimento è in linea con lo stile del presidente, eletto nel 2019 con la promessa di combattere la corruzione endemica dello Stato, eredità pesante dell’epoca sovietica pienamente condivisa con la Russia di Putin. Ma per Zelensky si tratta adesso di rimodellare la sua politica interna che sappia rispondere alle domande del Paese in difficoltà. «La questione è molto semplice. Dalla fine dell’anno scorso, dopo le grandi vittorie di marzo-aprile contro le colonne russe a Kiev e poi con i successi nelle campagne dell’autunno a sud di Kharkiv e nel Kherson occidentale, Zelensky e lo Stato maggiore ci avevano spiegato che avremmo dovuto tirare la cinghia e pazientare. Quelle invernali non sarebbero state sofferenze inutili. La grande controffensiva della primavera-estate, facilitata dagli aiuti della Nato, ci avrebbe garantito di prevalere. Ma così non è andata. Sono trascorsi maggio, giugno e luglio, siamo a metà agosto e le cose sono più o meno ferme. C’è un diffuso senso di delusione. Lo si legge sui social, nelle scelte conservative degli imprenditori, traspare dai discorsi dei soldati, dei feriti, dalle famiglie dei morti. Non è strano che adesso si sia molto più intolleranti di fronte a corruzione e inefficienza», spiega Serhyi Petukhov, ex viceministro della Giustizia e docente di Diritto internazionale a Kiev. Tema tabù in pubblico per gli ufficiali del governo, ma di cui tanti sono ben consapevoli, è quello della tenuta dell’unità interna nel caso si dovesse cominciare a trattare l’eventualità di un compromesso territoriale con la Russia. «La nostra è una società traumatizzata dalla guerra. Abbiamo scoperto sulla nostra pelle che i russi vogliono cancellarci come Paese e come popolo. Dobbiamo lottare per la nostra libertà e l’indipendenza nazionale, ecco perché il dogma dell’unità interna non dovrà essere scalfito sino alla fine della guerra», ribadisce Kristina Berdynskykh, nota giornalista della capitale. I notisti politici non vedono alternative alla vittoria militare contro un nemico che ha il progetto ultimo dell’annullamento dell’Ucraina. Eppure, proprio l’eventualità che in autunno crescano le pressioni internazionali per l’avvio di negoziati induce Zelensky a cercare consensi. Il futuro resta tutto in salita e il presidente necessita del massimo sostegno possibile.

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