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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.08.2023 Il summit di Gedda
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 agosto 2023
Pagina: 5
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Il summit di Gedda (con anche la Cina): l’integrità ucraina condizione per la pace»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/08/2023, a pag.5, con il titolo 'Il summit di Gedda (con anche la Cina): l’integrità ucraina condizione per la pace' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.

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Una svolta a favore di Kiev? Il summit internazionale a Gedda, iniziato ieri per la ricerca delle possibilità di pace tra Russia e Ucraina, senza però la presenza di rappresentanti di Mosca, pare abbia visto la Cina ribadire la necessità dell’integrità territoriale dell’Ucraina assieme a una quarantina di rappresentanti di Paesi che vanno dal G7 all’Unione europea, agli Stati del Brics e a parecchi governi che si erano detti «neutrali» nel conflitto. Lo sostengono fonti ucraine corroborate da europee. Avviene in un momento delicato della guerra, nel quale le difficoltà della controffensiva militare ucraina potrebbero preludere ad una prossima fase negoziale con la benedizione di larga parte della comunità internazionale. Paese ospitante è l’Arabia Saudita guidata de facto dal principe 38enne Mohammad bin Salman, che sta rilanciando il proprio ruolo internazionale attento agli interessi dei governi «neutrali» e giocando da grande mediatore tra Washington e Mosca. Bin Salman è riuscito a fare parzialmente dimenticare il suo status di paria dopo lo scandalo dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018 e a perseguire una strategia multipolare, che negli ultimi tempi lo ha visto cercare di uscire dall’imbroglio del conflitto yemenita; accettare il ritorno della Siria di Bashar Assad nella Lega Araba (per la soddisfazione russa); instaurare ottime relazioni economiche con Israele; riavviare le relazioni diplomatiche con Teheran grazie alla mediazione cinese e mantenere buoni rapporti sia con Mosca che con Kiev. L’amministrazione Biden l’aveva attaccato l’anno scorso per non avere accettato di abbassare il prezzo del greggio, mossa che avrebbe penalizzato l’economia russa. Ma la crisi è superata. Grande promotore del summit è però Volodymyr Zelensky guidato dalla necessità di isolare la Russia e cercare alleati tra quei Paesi che sino ad oggi non hanno preso una netta posizione di condanna contro l’invasione. Il presidente ucraino cerca tra l’altro di controbattere le iniziative di Putin, per esempio il summit Russia-Africa a San Pietroburgo pochi giorni fa, sostenendo che il boicottaggio del grano ucraino va a scapito dell’economia mondiale e penalizza i Paesi più poveri. «Le discussioni non sono facili. Ma la verità sta dalla nostra parte», ha sostenuto ieri Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale a Kiev. Ed è soprattutto da lui che arrivano le informazioni. I lavori si svolgono a porte chiuse. In quest’occasione Zelensky ribadisce la validità del suo piano di pace in dieci punti già avanzato in autunno, che ripete la necessità del ritiro russo dai territori occupati sin dal 2014. Alla base delle sue preoccupazioni resta la consapevolezza per cui la fase guerreggiata del conflitto potrebbe volgere al suo epilogo entro la fine dell’anno. Il 2024 sarà dominato negli Stati Uniti dalle elezioni di novembre e il fronte alleato legato alla Nato potrebbe iniziare a premere per una soluzione negoziata. A quel punto sarà fondamentale per Kiev avere il massimo numero di alleati, anche tra i Paesi che sino ad ora sono rimasti neutrali. Ma occorre attendere la fine dei lavori per capire le altre posizioni. Brasile, India, Sudafrica e tanti altri tendono a leggere la guerra tra Mosca e Kiev nel contesto dello storico conflitto tra Russia e Occidente: una cosa che li riguarda poco. Non a caso molti hanno continuato ad intrattenere rapporti economici con Mosca, nonostante l’embargo internazionale. «A nostro parere ogni vero negoziato deve includere la Russia», ha ribadito per loro Celso Amorim, primo consigliere del presidente brasiliano Lula da Silva. La presenza della Cina aggiunge importanza all’evento. Pechino continua a ribadire la propria neutralità e Kiev non ha alcuna intenzione di contraddirla, sebbene gli Stati Uniti lo abbiano fatto in più occasioni, nel timore evidente che la Cina possa optare per un sostegno molto più muscolare a Mosca.

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