Chi vuole uccidere Zelensky Cronaca di Andrea Marinelli, Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 03 agosto 2023 Pagina: 13 Autore: Andrea Marinelli, Guido Olimpio Titolo: ««Uccidere il leader». Come si difende Kiev e cosa può accadere senza Zelensky»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2023, a pag. 13, l'articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio dal titolo "«Uccidere il leader». Come si difende Kiev e cosa può accadere senza Zelensky".
Volodymyr Zelensky
È la strategia della decapitazione: colpire il leader per destabilizzare lo schieramento nemico. Il rischio è messo nel conto, vale per Vladimir Putin come per Volodymyr Zelensky. Da quando è iniziata la crisi le indiscrezioni sui piani per assassinare il presidente ucraino si sono succedute con frequenza. Uno dei progetti sarebbe stato sventato dalla Cia, altri dai servizi segreti locali. Minacce reali si sono mescolate a racconti più «colorati»: le segnalazioni sulla presenza di presunti killer, le manovre di membri delle forze speciali del Gru russo o dei miliziani ceceni offerti da Kadyrov, i traditori disposti a collaborare con l’invasore. Kiev ha insistito, a seconda dei momenti, su questa carta. Ma soprattutto ha adottato misure di prevenzione ferree che non costituiscono una garanzia assoluta. I terroristi dell’Ira ricordavano ai britannici: a noi basta essere fortunati una volta (nel portare un attacco), voi dovete esserlo sempre. E dunque gli angeli custodi non possono mai riposare. Gli spostamenti di Zelensky sono protetti dal riserbo più stretto, anche perché il numero uno va spesso a visitare i soldati a ridosso delle prime linee. Non può permettersi di restare perennemente nel bunker, lontano da chi combatte. Questione di leadership, coreografia, propaganda. Così grande attenzione alle sortite nelle regioni in guerra o nei viaggi all’estero: infatti uno in Bulgaria sarebbe stato annullato all’ultimo momento dopo una fuga di notizie. Possibili i depistaggi logistici e i diversivi per creare una cortina fumogena in una sfida dove non sottovalutano l’avversario, con una lunga tradizione di omicidi, Europa compresa. Allo scudo «nazionale» si aggiunge quello offerto dagli occidentali. Rivelazioni trapelate un anno fa indicavano una difesa a cerchi da parte degli americani. Il primo è esterno, con la caccia a «notizie» su possibili rischi, una vigilanza con informatori e intercettazioni. È uno «spazio» vago, grezzo, composto da elementi che possono essere utili (dopo un’indagine) ma anche totalmente inutili. Un bisbiglio non si traduce sempre in qualcosa di concreto. Il secondo è più vicino «alla testa», un occhio che guarda movimenti, uffici, missioni. Ma è possibile che Kiev non dica proprio tutto al partner Nato perché le spie possono celarsi in strutture atlantiche. Il terzo riguarda la sopravvivenza della catena di comando: allo scoccare dell’invasione Washington avrebbe proposto al presidente di essere messo al riparo, all’estero oppure nelle zone occidentali del Paese. Offerta declinata, con gli ucraini consapevoli che il trasferimento poteva essere scambiato per un segnale di debolezza e fiduciosi che il sistema di successione potrebbe, almeno nel breve, consentire la gestione. Ovviamente sulla carta. Il sito Politico ha dedicato un articolo al meccanismo istituzionale che verrebbe attivato nel caso dell’uccisione di Zelensky. La guida sarebbe assunta dal presidente del Parlamento, Ruslan Stefanchuk — nonostante un indice di gradimento poco elevato — con alle spalle un consiglio composto da Andriy Yermak (attuale responsabile dell’ufficio presidenziale), dal ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e dal collega della Difesa Oleksii Rezhnikov. L’obiettivo è quello di avere una leadership collettiva in grado di condurre la nave nella tempesta. Esistono sempre le incognite, i pericoli di frizioni, i personalismi, le ambizioni. E il fattore umano. Imprescindibile. Fatto di debolezze, arroganza, forza, pregi ed errori di valutazione rimproverati anche all’attuale presidente. Per gli esperti, però, più delle istituzioni conterà la determinazione del popolo, disposto ad accettare figure meno carismatiche o soluzioni pro tempore in nome della resistenza.
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