Odessa, bombe sulla cattedrale Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 24 luglio 2023 Pagina: 14 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Sfregio alla cattedrale»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/07/2023, a pag.14 con il titolo "Sfregio alla cattedrale" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
La cattedrale di Odessa
«I missili che lei ha benedetto hanno distrutto l'altare del santuario»: la lettera dell'arcivescovo di Odessa Viktor all'uomo che si considera ancora il suo santissimo patriarca distrugge il mito del "mondo russo" che Vladimir Putin dice di voler difendere. Odessa, la capitale della cultura del Sud ucraino, viene martellata ogni notte da una pioggia di missili e bombe, «attacchi di rappresaglia», come li chiama il ministero della Difesa russo, una vendetta per l'attentato contro il ponte della Crimea, ma anche e soprattutto una metodica distruzione dei porti per rendere impossibile l'esportazione del grano ucraino. Domenica notte però c'è stato un cambiamento nella tattica del terrore russo: oltre a mirare ai terminal portuali e ai depositi di cereali pronti all'imbarco, 19 missili - di cui 9 intercettati, un mix di Iskander-K balistici, di Oniks antinave lanciati dalla Crimea, dei Kalibr partiti da un sottomarino nel Mar Nero e degli X22 sparati dai caccia - sono piovuti sul centro storico protetto dall'Unesco. È l'attacco più pesante subito dalla città dall'inizio della guerra. Il bilancio delle vittime è di un morto e 22 feriti, di cui quattro bambini: tra i bersagli colpiti, diverse case e condomini, tra cui il palazzo sede del Consolato greco. Il bilancio dei danni alla cultura è devastante: colpite almeno 25 dimore storiche, tra cui la Casa degli scienziati, ex residenza del conte Tolstoy, e soprattutto la cattedrale neoclassica del Redentore e della Trasfigurazione, sventrata dalla cupola fino al sotterraneo. Volodymyr Zelenzky ha denunciato l'attacco del «male russo, che verrà sconfitto come sempre viene sconfitto il male», e ha chiesto al segretario dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg di convocare il consiglio Nato-Ucraina per discutere della difesa di Odessa, e delle garanzie di sicurezza per continuare l'accordo sul grano, ora che la Russia ne è uscita e sta metodicamente eliminando le infrastrutture che permetterebbero agli ucraini di mandarlo avanti insieme all'Onu e alla Turchia che se ne è fatta garante. Il presidente ucraino si è rivolto ai partner occidentali chiedendo di fornire nuove difese antiaeree, come quelle che hanno coperto con uno scudo la capitale, anche per le altre città. Anche perché il portavoce dello spionaggio militare di Kyiv, Vadim Skibitsky, ha ieri rivelato che i suoi colleghi si stanno aspettando un altro inverno in cui la Russia cercherà di colpire infrastrutture energetiche civili, e che sta «lavorando per individuarne la posizione». Ma per Odessa c'è in serbo qualcosa di più, e il governatore Oleg Kiper parla di «terrore missilistico», mentre il propagandista russo Vladimir Solovyov proclama nel suo talk show serale che «non riusciremo a conservare Odessa, facciamo prima a ricostruirla dopo, una volta riconquistata» (mentre i suoi ospiti invocano la «distruzione completa di Kyiv e di Leopoli»). Una promessa inquietante, che mostra quanto la retorica del "mondo russo" sia pura propaganda: Odessa è storicamente un melting pot di greci, ucraini, russi ed ebrei, che da decenni si parlano in russo, ed è un luogo di pellegrinaggio per chi ama Pushkin, Babel e Eisenstein, capitale del cinema, del jazz e della letteratura sovietica del XX secolo, luogo natale della maggioranza dei comici dell'ultimo secolo (un missile ha colpito ieri il boulevard Zhvanetsky, intitolato al grande satirico scomparso da poco di cui tutta l'ex Urss conosce a memoria le battute). La minaccia di Solovyov toglie dall'imbarazzo i militari russi, impegnati ieri a smentire di aver distrutto la cattedrale ortodossa e ad accusare «l'inetta contraerea ucraina» di aver sparato contro la chiesa nel tentativo di abbattere i missili russi che invece avrebbero «colpito bersagli militari con alta precisione». Non è la prima chiesa ortodossa che l'esercito russo colpisce: in un anno e mezzo di invasione ne sono state distrutte almeno 80, e 200 hanno riportato gravi danni. Ma la cattedrale della Trasfigurazione di Odessa è un simbolo speciale, non solo perché custodisce l'immagine della protettrice della città, la madonna di Kaspersk, salvata ieri dalle fiamme, ma perché ha una storia drammatica: demolita da Stalin nel 1936, è stata ricostruita come simbolo di rinascita della fede e consacrata dallo stesso patriarca di tutte le Russie Kirill, proprio quello che oggi «benedice carri e missili che bombardano le nostre città pacifiche», come gli ha scritto l'arcivescovo Viktor. Il fatto che la cattedrale appartenga alla Chiesa ortodossa ucraina che formalmente fa ancora capo al patriarcato di Mosca allarga la ferita dello scisma già di fatto in corso. Il patriarcato russo non ha commentato la devastazione della chiesa, e mentre Viktor e molti altri vescovi si ribellano a Kirill, altri sacerdoti ucraini rimasti fedeli a Mosca si sono limitati a commenti come «dio l'ha voluto». Una «ferita profonda» e una «barbarie» invece per Giorgia Meloni, che in una nota di Palazzo Chigi annuncia l'impegno dell'Italia, con le sue «competenze uniche nel mondo del restauro», a ricostruire la cattedrale di Odessa dalle macerie.
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