Iran, in Italia la dissidente Maryam Rajavi Cronaca di Greta Privitera
Testata: Corriere della Sera Data: 15 luglio 2023 Pagina: 14 Autore: Greta Privitera Titolo: «Italia-Iran, un caso l’invito alla dissidente»
Riprendiamo dalCORRIERE della SERAdi oggi, 15/07/2023, a pag. 14, con il titolo "Italia-Iran, un caso l’invito alla dissidente" la cronaca di Greta Privitera.
A Teheran non è piaciuto vedere la nemica giurata, Maryam Rajavi, entrare nel Parlamento italiano. Col velo azzurro ben saldo sul capo, la leader dei Mujahedin del popolo (Mek) e del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), è stata accolta prima nella Sala Regina della Camera dove ha avuto un’audizione informale e poi ha partecipato a un incontro organizzato dai liberali della Fondazione Luigi Einaudi. Indispettiti, gli ayatollah hanno alzato il telefono e hanno convocato Giuseppe Perrone, l’ambasciatore italiano in Iran. Le parole, come al solito, non sono state leggere: «Ospitare una criminale terrorista significa incoraggiare e promuovere il terrorismo e la Repubblica islamica non tollererà mosse di questo tipo in alcuna forma da parte di nessuno ed esprime una seria condanna». E poi hanno fatto una richiesta al nostro Paese: «Evitate di trasformarvi in un rifugio per terroristi».
Maryam Rajavi
Per Teheran quanto accaduto «danneggerà oltremodo l’immagine dell’Italia agli occhi degli iraniani». A Khamenei risponde direttamente il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Mi pare sia stata una fondazione privata a invitare queste persone. Non sono state invitate dal governo né dal ministero degli Esteri. Noi siamo in una democrazia e ognuno fa ciò che ritiene opportuno a patto di non violare il diritto internazionale o nazionale». Anche la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, del Pd, è solidale con Perrone ed è convinta che «sia importante costruire un fronte comune nella comunità internazionale che garantisca sostegno a chi si ribella contro questo regime sanguinario». Sorride Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’italia, tra i promotori dell’incontro con Rajavi: «Non sono sorpreso, è la reazione di un regime terrorista, che bolla di terrorismo gli oppositori». Terzi racconta che cinque anni fa c’era anche lui a Parigi quando il diplomatico iraniano Assadollah Assadi — tornato in Iran in uno scambio di prigionieri — ha cercato di compiere un attentato contro il raduno della Resistenza iraniana: «Chi sono i terroristi?», chiede. Maryam Rajavi, che è appena stata al Free Iran Summit di Parigi, anche in Italia ha ribadito il suo programma in dieci punti per un Iran libero, laico e democratico: parità di genere, separazione tra religione e Stato, il sostegno alle minoranze etniche e religiose e, soprattutto, il sostegno alla rivoluzione in corso nel Paese. Ma ogni volta che si pronuncia il nome dei Mujaheddin del Popolo la comunità internazionale si divide. I Mek sono i nemici numero uno della Repubblica islamica perché tra i più attivi nell’opposizione al regime. Nati ai tempi dello Scià, di impronta islamo-marxista, attualmente si fanno promotori di un’idea di Paese socialdemocratica e laica, pur essendo religiosi. Dal 1997 il Mek è stato inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche da Europa e Stati Uniti. Cancellati dalle «liste nere» con sentenze dei tribunali — in Europa nel 2009 e nel 2012 Usa — oggi trovano un forte appoggio nella destra americana, da Rudy Giuliani a Mike Pence. «In verità», spiega Terzi, «l’appoggio è trasversale, in Italia oltre trecento parlamentari di Camera e Senato hanno firmato l’appello in supporto della Resistenza». Ma non tutti gli iraniani — soprattutto tra i più giovani — credono che l’organizzazione di Rajavi possa farsi promotrice di una visione democratica del Paese, un po’ per il passato controverso (oltre al terrorismo, sono accusati di aver sostenuto Saddam Hussein nella guerra contro l’Iran), un po’ perché alcuni li considerano una setta con regole ferree, basata sul culto della leader: Maryam Rajavi.
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