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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.07.2023 La realtà è che Putin è sempre più debole
Analisi di Ian Bremmer

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 luglio 2023
Pagina: 34
Autore: Ian Bremmer
Titolo: «La ribellione ha svelato la vulnerabilità di Putin»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/07/2023, a pag. 34, con il titolo 'La ribellione ha svelato la vulnerabilità di Putin' l'analisi di Ian Bremmer.

Ian Bremmer - Wikipedia
Ian Bremmer

Vladimir Putin pushed to brink of nuclear horror | The Australian

Vladimir Putin è scampato alla minaccia più diretta e spettacolare nei suoi 23 anni di regno e il leader dei mercenari Wagner, Evgenij Prigozhin, è in procinto di essere disarmato. È stata ristabilita la calma, almeno in apparenza, e mentre in Ucraina proseguono i combattimenti ci si chiede se la fallita insurrezione abbia cambiato qualcosa in Russia. Quali lezioni trarre da questi avvenimenti? La rivolta dei mercenari ha messo in luce che l’esercito russo è perfettamente in grado di infierire sugli obiettivi fissi del campo di battaglia e di trincerarsi per difendere il territorio conquistato, ma manca di agilità e i suoi generali non sanno reagire con prontezza ed efficacia agli imprevisti. L’artiglieria russa ha continuato a martellare gli edifici civili in Ucraina prima, durante e dopo la rivolta di Prigozhin, ma la reazione delle forze armate alla ribellione si è rivelata del tutto impotente, finché il convoglio della Wagner ha interrotto la marcia a 300 chilometri da Mosca. L’esercito ha aperto il fuoco senza riuscire a rallentare gli uomini di Prigozhin, malgrado questi abbiano abbattuto diversi elicotteri russi e causato la morte di una decina di aviatori. Prigozhin si è fermato solo quando ha capito di non poter contare su nessuno a Mosca che fosse disposto a spianargli la strada. I cittadini russi si chiederanno come mai le truppe della Wagner siano riuscite a occupare il quartier generale di una delle principali città del Paese senza sparare un colpo e ad avanzare incontrastate per ben 600 chilometri senza trovare opposizione. Sicuramente anche Putin esigerà risposte precise. Sulla scia di questi avvenimenti, il presidente russo starà riflettendo su quello che il suo entourage pensa realmente. Al di là della propaganda sull’«unità della nazione», Putin certamente vorrà sapere fino a che punto i militari russi simpatizzano, se non con Prigozhin personalmente, almeno con il giudizio da lui espresso sul ministro della Difesa, Serghej Shoigu, e sul capo dell’esercito, generale Valerij Gerasimov. La ribellione potrebbe addirittura sollevare dubbi sull’impegno di soldati e sottufficiali russi nel portare avanti la guerra. Emerge uno scenario preoccupante sotto tutti i punti di vista. È chiaro, inoltre, che se dovesse profilarsi una futura minaccia a Putin personalmente, questa non prenderà la forma di un convoglio militare che avanza lentamente lungo un’autostrada sotto gli occhi del pubblico globale di Internet. La minaccia, se verrà, si materializzerà all’improvviso e da una direzione inaspettata. Ciò accadrà quando gli uomini al vertice della struttura gerarchica in Russia capiranno di potersi salvare soltanto estromettendo Putin. Ma al momento, non ci sono avvisaglie di questo genere. E si dà per scontato che Putin abbia già eliminato tutti coloro che gli si sono rivoltati contro, o stessero per farlo. Tuttavia non è mai apparso tanto indebolito come adesso, specie se l’Ucraina riuscirà a raggiungere nuovi obiettivi sul campo di battaglia nei mesi a venire. Putin è esposto anche per un altro motivo: i Paesi amici non hanno mosso un dito per aiutarlo. Il leader russo sa di poter sempre contare sul presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Ma dagli altri governi a parole suoi sostenitori non ci sono state offerte di alcun tipo. Il leader del Kazakistan, ex Repubblica sovietica, si è limitato a commentare che la rivolta in Russia era una questione interna. Eppure l’anno scorso Putin ha inviato migliaia di soldati a proteggere il presidente Kassym-Jomart Tokayev dalle contestazioni popolari. Il leader turco Recep Erdogan ha solo emanato un breve comunicato di sostegno a Putin. Quel che più conta, tuttavia, è che Xi Jinping si sia dimostrato pronto ad aiutare la Russia fintanto che la Cina potrà approfittare di occasioni vantaggiose, come l’acquisto di petrolio russo a prezzi stracciati, schivando tuttavia le conseguenze derivanti da un coinvolgimento troppo stretto nell’invasione. Xi non vuole accollarsi rischi eccessivi per esempio fornendo armamenti pesanti alla Russia. Di conseguenza, si aggrava l’isolamento di Putin. Eppure, ci sono insegnamenti da trarre dalla ribellione e dai suoi strascichi, a rincuorare quanti sperano di trovare una soluzione negoziale al conflitto in Ucraina. Il presidente russo ha dichiarato che Prigozhin si è macchiato di alto tradimento e di slealtà personale nei suoi confronti. Eppure, al momento non risulta né eliminato né sotto arresto, forse perché gode di molte simpatie ed è importante per la guerra convincere i mercenari della Wagner a passare nell’esercito. In altre parole, malgrado la collera, la reazione di Putin è stata calcolata, senza cedere a impulsività e sete di vendetta. Forse questo è il segnale che se la controffensiva ucraina otterrà buoni risultati e se la Russia capirà di non riuscire a sfondare sul campo di battaglia senza ricorrere a una massiccia campagna di reclutamento in patria, con il rischio di scatenare contestazioni, Putin potrebbe essere disposto a trattare. Un’eventuale risposta in questo senso contribuirebbe inoltre ad allentare le tensioni in seno alla Nato, che teme una nuova escalation del conflitto e l’utilizzo di armi nucleari tattiche. Le scelte pragmatiche di Putin, davanti a una sollevazione che avrebbe potuto provocare un bagno di sangue tra i russi, suggeriscono che il presidente russo è disposto a fare un passo indietro per assicurare la sopravvivenza sua e del regime. Nel frattempo, la guerra non si ferma. L’Ucraina prosegue la sua controffensiva mentre le truppe russe ripiegano e si trincerano per resistere agli assalti. Putin resta saldamente al potere. Prigozhin è stato neutralizzato. Il sostegno dell’Occidente all’Ucraina non accenna a diminuire. Si è tentati di pensare che nulla sia cambiato, eppure, sotto la superficie, è stata messa a nudo la vulnerabilità di Putin, e questo rappresenta un punto di svolta per la guerra e per il futuro della Russia.

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