I favolosi anni '80 e il terrorismo palestinese. Rinfreschiamoci la memoria
Commento di Deborah Fait
Dopo la strage di Fiumicino del 1973, appurato il legame tra l’OLP di Arafat e le altre numerose organizzazioni terroristiche palestinesi, con gruppi eversivi italiani di estrema sinistra e estrema destra, il governo italiano ebbe la brillante idea di firmare un patto di non belligeranza tra lo Stato e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. L’accordo, noto come Lodo Moro, dal suo ideatore, prevedeva che i terroristi palestinesi potessero utilizzare impunemente l'Italia come base logistica per organizzare attentati e attività paramilitari, in cambio non avrebbero dovuto colpire il nostro Paese, fatta eccezione per obiettivi sensibili statunitensi e israeliani, come le ambasciate, le sinagoghe o gli aerei di linea. Non rendendosi conto della totale indifferenza dei palestinesi alla parola data, il termine taqiyah (facoltà di mentire liberamente sancita dal Corano) era sconosciuto, i firmatari si sentivano sicuri di aver risolto il problema. Non sapevano cosa li aspettava e in quale mortale tenaglia avevano messo l’Italia. Ma andiamo con ordine. La Fondazione Terre Medicee di Seravezza (Versilia) che gestisce per conto del Comune il Palazzo Mediceo, patrimonio UNESCO, ha organizzato una mostra dedicata proprio agli anni '80 con grande successo di pubblico. La mostra si intitola "Ritorno agli Ottanta" e propone un viaggio divertente, anche un po' malinconico in quel formidabile decennio. Quindi è una mostra fatta di musica, di sport, di cartoni animati, di videogiochi e qualunque altra cosa che sia iconicamente legata agli anni '80. Davide Monaco, brillante direttore della Fondazione, ha desiderato inserire anche una parte "seria" legata alle notizie più importanti di quel periodo. È stata fatta una selezione delle prime pagine del Corriere della Sera dove i visitatori possono scaricare nei rispettivi cellulari i commenti di ogni prima pagina. Questi commenti sono stati scritti da Francesco Speroni (responsabile versiliese dell'Associazione Amici Italia-Israele), il quale ha espresso desiderio che si potesse parlare dell'attività terroristica palestinese in Italia, argomento purtroppo rimosso dalla memoria collettiva degli italiani.
La prima pagina del Corriere relativa all'attacco all'aeroporto di Fiumicino offre a Speroni la possibilità di analizzare tutta la spinosa questione. Il 27 dicembre 1985 l’aeroporto di Fiumicino fu attaccato per la seconda volta in un decennio. Due commando di terroristi palestinesi attaccarono in simultanea l'aeroporto di Vienna e quello di Roma: i gruppi estremisti appartenevano al Consiglio Rivoluzionario di Al-Fatah che faceva capo al palestinese Abu Nidal. Il bilancio fu di 13 morti e 76 feriti. Questo attacco non era il primo contro l’aeroporto. Come ho scritto, il primo avvenne nel 1973 con 32 vittime. Tre anni prima, nel 1982 i terroristi di Abu Nidal attaccarono la sinagoga di Roma, uccisero il piccolo Stefano Tachè e ferirono 37 persone. Nello stesso anno avvenne l’attentato a al Cafè de Paris, sempre a Roma, in via Veneto con due bombe gettate in mezzo ai tavolini del bar: 39 feriti , alcuni gravissimi. Dato il silenzio del governo e dei media sulle malefatte palestinesi non si sa se in seguito i gravissimi siano sopravvissuti. Scrive Francesco Speroni: “Perché l'attività criminale del terrorismo palestinese è stata rimossa dalla memoria collettiva del nostro Paese? In Italia ricordiamo giustamente attentati come la strage di Piazza Fontana o la stazione di Bologna; esistono anche le associazioni dei familiari delle vittime che meritoriamente tengono viva la memoria di quei fatti terribili. Invece, sugli attentati palestinesi non c'è niente di tutto questo: solo oblio. Persino nell'elenco ufficiale delle vittime del terrorismo dell'AIVITER (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo) i nomi delle 46 persone che hanno perso la vita per mano palestinese, non compaiono. Perché? La risposta va cercata in seno ad uno dei più sordidi e vergognosi accordi internazionali mai stipulati dall'Italia dai tempi dell'infame alleanza tra Mussolini e Hitler”.
Una vergogna i cui responsabili dovrebbero essere ricordati come complici degli assassini. Recentemente alcune timide voci sussurrano che lo zampino palestinese sia coinvolto anche nella strage di Bologna, come più volte aveva asserito Francesco Cossiga, preso per matto dai benpensanti, e nella strage di Ustica, avendo trovato, dopo 40 anni, che qualcuno aveva messo una bomba nella toilette dell’aereo. Non dimentichiamo l’Achille Lauro e la crisi di Sigonella. Il 7 ottobre 1985, durante una crociera nel Mediterraneo, la nave Achille Lauro, con a bordo 545 persone tra passeggeri ed equipaggio, venne dirottata da un commando di quattro palestinesi aderenti al Fronte per la Liberazione della Palestina. I terroristi palestinesi ammazzarono un passeggero, l'ebreo Leon Klinghofer, disabile su sedia a rotelle, di cittadinanza statunitense. L'11 ottobre, con una decisione scellerata, il commando di terroristi fu fatto salpare verso l’Egitto, da qui raggiunsero in aereo Tunisi, dove è stato loro garantito il salvacondotto, e si sistemarono, felici e contenti, nel quartier generale di Arafat. Per questa ennesima porcata del governo italiano di allora si rischiò una guerra con gli USA che non potevano accettare la liberazione degli assassini di un loro cittadino. Come si può evincere, il Lodo Moro non fu solo un accordo scellerato tra un governo democratico e un gruppo di terroristi, fu un vero e proprio suicidio, una delle pagine più nere della storia dell’Italia post fascista. Vergognosi furono anche gli anni a seguire durante i quali l’Italia dimenticò i morti delle stragi palestinesi e continuò a onorare il loro capo assoluto, il peggiore e più viscido terrorista del XX secolo, Yasser Arafat. Conclude Francesco Speroni : ” Dobbiamo attendere il 2015 affinché il muro costruito attorno a questi fatti inizi a mostrare delle crepe. Questo avverrà grazie al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e l'occasione sarà l'elezione al suo primo mandato; il 3 febbraio 2015, durante il discorso di insediamento, Mattarella rompe finalmente il lungo e insopportabile silenzio con queste parole: «L'Italia ha pagato più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano». Mai prima di lui un capo di stato aveva evocato un qualsiasi episodio legato all'attività omicida del terrorismo palestinese in Italia.”