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Gaza: i calcoli maligni dei giornalisti
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Dal 10 maggio, sono stati uccisi 197 palestinesi, compresi almeno 58 bambini, e più di 1.200 sono rimasti feriti. Questi sono i dati pubblicati da Hamas lunedì 17 maggio e subito ripresi dai giornalisti francesi, il che dimostra ancora una volta la loro toccante fiducia nei comunicati stampa di questa organizzazione terroristica che è Hamas. Inoltre, questa stessa stampa si dilunga sulle distruzioni causate dalle incessanti incursioni dell'esercito israeliano, senza prendersi la briga di ricordare come tutto sia iniziato. È interessante confrontare queste cifre con quelle dei primi tre giorni dell'offensiva di Bashir Al Assad nella parte orientale di Ghouta, un sobborgo di Damasco sotto il controllo dei “ribelli”.
All'inizio di febbraio del 2018, l'Osservatorio siriano per i diritti umani aveva segnalato che in quei primi tre giorni ci furono 194 morti, inclusi 52 bambini e 29 donne. Poco si sa dell'entità delle distruzioni e degli obiettivi strategici presi di mira in quel povero quartiere. Da qui sorge questa prima domanda: come mai Israele con la sua enorme forza d'attacco, ha ucciso meno vittime in una settimana di quelle che fece il dittatore siriano in tre giorni? Un altro elemento su cui riflettere: Tsahal dichiara di aver eliminato un centinaio di terroristi di Hamas e ne fornisce nomi e foto. Se alle Forze di Difesa Israeliane viene accordata la stessa credibilità che a quella dell'organizzazione terroristica, ne consegue logicamente che gli intensi bombardamenti effettuati hanno provocato meno di cento vittime civili. E in questo caso viene da chiedersi come mai più della metà delle vittime fossero bambini. Affrontare questi problemi sarebbe una prova di onestà intellettuale da parte della stampa. Certo, sarebbe poi costretta ad ammettere che queste cifre testimoniano l'estrema attenzione che l'esercito israeliano presta nella scelta dei propri obiettivi.
Questo compito è ancora più difficile poiché è noto da tempo che i terroristi di Hamas hanno deliberatamente installato depositi di munizioni e rampe di lancio di razzi vicino alle scuole, all'interno di edifici apparentemente innocenti o persino nel seminterrato di ospedali. C’è un altro problema che la stampa evita accuratamente di affrontare: perché Hamas, che ha preso l'iniziativa di questo nuovo conflitto, e che ha già lanciato più di 3.500 missili contro le popolazioni civili di Israele, continua a colpire, imponendo a Israele di contrattaccare? Perché pone delle condizioni su un cessate il fuoco? Invece di porsi queste domande peraltro essenziali, una parte della stampa le ignora e quasi deliberatamente si trasforma in portavoce dell'organizzazione, insistendo sulla violenza degli attacchi israeliani e minimizzando le sofferenze delle popolazioni civili in Israele, i traumi dei bambini, la gravità delle distruzioni. E peggio ancora, non perde occasione per ribadire che è per “difendere” i fedeli musulmani e “la Spianata delle Moschee” che Hamas ha intrapreso questa forma di guerra santa. Non ci è chiaro il nesso. Non sarebbe stato utile ricordare invece che Hamas non nasconde la sua intenzione di distruggere Israele e che si è armato fino ai denti proprio per questo scopo? Comunque sia, quando la calma sarà tornata, ci sarà un osservatore o un giornalista, che avrà il coraggio di ammettere che la stampa - o almeno una parte della stampa – ha avuto la sua parte di responsabilità nel corso degli eventi?
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