Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/08/2016, a pag.12, com il titolo "Israele, nella città del futuro il parcheggio si trova con un'app", il commento di Lea Luzzati.
Ecco come Israele organizza le città del futuro, Modiin un esempio, dai Maccabei alla realtà delle start up.
Lungo i sessanta chilometri che separano Tel Aviv da Gerusalemme Modiin si trova esattamente a metà strada. La città sta anche a cavallo fra i confini d’Israele sanciti dall’Onu nel novembre del 1947 e quella «no man’s land» stabilita nel 1949 all’armistizio con la Giordania e occupata dopo la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967. Quando la piana costiera cede il passo alle prime montagne, sulla via verso Gerusalemme, Modiin compare come uno scomposto agglomerato di case bianche dentro un paesaggio brullo per molti mesi all’anno. Ma non è un’equidistanza puramente geografica, quella in cui questa città si trova fra Gerusalemme e Tel Aviv: due poli opposti nel tempo, nella storia, nella vita del presente. Tel Aviv è la città che ha appena compiuto cent’anni, costruita sulla sabbia e lanciata verso il futuro. Gerusalemme è la città eterna, con un piede per terra e l’altro nel cielo, sovraccarica di passato. Anche Modiin è sospesa fra passato e futuro. È infatti il luogo natale dei Maccabei, eroi combattenti che nel II secolo a.C. restituiscono la dignità dell’identità al popolo ebraico e al Tempio di Gerusalemme strappandoli all’ellenizzazione. Il popolo d’Israele ne celebra da sempre la storia attraverso la festa di Chanukkah e l’ammirazione per il coraggio, il sacrificio, la lotta per la libertà. Il sacerdote Mattatiahu e i suoi figli venivano proprio di qui, da questa città che si porta addosso una lunga storia. Eppure Modiin diventerà presto la città più «smart» di un Paese sempre più tecnologico, dove il futuribile entra ogni giorno che passa di più nella vita quotidiana. A incominciare da Waze, il navigatore interattivo che indica la strada in modo intelligente, per arrivare a Glassesoff, un’applicazione che aiuta a scacciare o anche solo tenere a freno la presbiopia. E ora, grazie a un accordo fra Bezeq, la compagnia di telecomunicazione leader del Paese, e il comune di Modiin, è stato avviato un progetto per creare una «smart city» veloce ed efficiente. Tutto o quasi sarà presto regolato e monitorato da un sistema centrale: dal parcheggio alla raccolta rifiuti, dalla gestione dei semafori alla manutenzione delle aree verdi. Grazie alla applicazione, l’automobilista potrà sapere in tempo reale dove c’è un parcheggio libero, e i rifiuti saranno raccolti non sulla base di un orario fisso (o casuale) ma a seconda delle esigenze del momento. Il tutto connesso dalle fibre ottiche. L’obiettivo della «smart city» che presto verrà è doppio: rendere la vita più semplice ai cittadini e risparmiare denaro ottimizzando servizi e risorse. Questa proiezione non sbalordisce certo un’umanità come quella d’Israele abituata a convivere con una tecnologia a portata di mano e soprattutto di cellulare. Start up e nuove tecnologie sono il pane quotidiano di una piccola ma grande Silicon Valley affacciata sul Mediterraneo dove l’innovazione porta avanti l’economia del Paese. Ed è quasi una beffa della storia, in fondo: Israele e ancor prima lo yishuv, cioè il mondo ebraico presente prima della fondazione dello Stato nel 1948, avevano come obiettivo primo quello di riportare il popolo alla terra - in termini ideali e materiali, attraverso il lavoro agricolo, produttivo. I pionieri sionisti partirono dall’Europa dell’Est cento e passa anni fa per costruire un ebreo nuovo capace di lavorare con le mani oltre che sui libri. Da allora Israele ha inventato l’irrigazione goccia a goccia, i pomodori a grappolo e l’itticoltura nel deserto. Ma oggi come oggi è prima di tutto sede di un’economia postmoderna fondata sull’high tech, regno del virtuale. Anche se in fondo, come a Modiin, ti aiuta a trovare parcheggio. Che nelle città del Paese è quasi una chimera.
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