Angelo Donati
e la «questione ebraica» nella Francia
occupata dall’esercito italiano Luca Fenoglio
Silvio Zamorani Editore euro 28
Nel dicembre 1942, nella Francia meridionale occupata dagli italiani, un facoltoso e ben introdotto banchiere d’origine italiana si oppose al tentativo delle autorità francesi di consegnare ai nazisti alcune migliaia di ebrei stranieri rifugiati in Costa Azzurra. Si chiamava Angelo Donati e gli sforzi che sino alla disfatta italiana dell’8 settembre 1943 egli compì tra Nizza e Roma per salvare migliaia di suoi correligionari dai campi di sterminio sono al centro del libro di Luca Fenoglio. In esso, sulla base di una vasta documentazione, in larga parte inedita, l’autore si sofferma altresì sulla vicenda personale di Donati: sulla sua ascesa professionale e sociale nella Parigi degli anni venti e trenta, sugli incarichi di prestigio da parte delle istituzioni, sulla sua vasta e variegata rete di relazioni con i vertici politici ed economici – francesi e italiani, sionisti e fascisti –, ma anche sugli effetti delle persecuzioni antiebraiche, sino alla fuga di fronte all’invasione tedesca e al complicato approdo in Costa Azzurra prima dell’arrivo dell’esercito italiano.
Il libro di Fenoglio, tuttavia, non si esaurisce nella ricostruzione della vicenda di Donati prima e durante l’occupazione italiana del sud-est della Francia. Essa, al contrario, rappresenta l’inedita chiave di lettura attraverso cui l’autore ripropone un problema centrale negli studi sugli anni della seconda guerra mondiale: quello del comportamento assunto dalle forze italiane di occupazione nella Francia meridionale fra il novembre del ’42 e l’8 settembre del ’43. Un problema dalle molte implicazioni di ampio respiro: riguardo più in generale alla politica di Mussolini e ai rapporti fra Italia e Germania, ma soprattutto al modo in cui il regime fascista gestì la politica antiebraica in un periodo ancora precedente all’armistizio con gli Alleati. La figura e l’azione di Donati in Costa Azzurra consentono così all’autore di fare nuova luce sui protagonisti di quel convulso periodo: sui diplomatici e sui funzionari di polizia italiani incaricati di gestire la “questione ebraica” nella Francia occupata; sui membri delle organizzazioni ebraiche di soccorso; sui servizi di polizia tedeschi impegnati a dare la caccia a Donati; ma anche sull’aura leggendaria via via formatasi attorno alla figura del Donati “salvatore di ebrei”.
Nel confrontarsi con la dimensione del mito, Fenoglio ha però resistito alla tentazione di ribaltare il punto di vista e procedere semplicemente alla sua demolizione. Piuttosto, ha scelto di attenersi rigorosamente ai fatti, senza però perdere mai di vista il senso più generale degli avvenimenti. Il risultato finale è dunque uno studio rigoroso, sebbene incentrato su un orizzonte più limitato, parziale – il contributo appunto di un personaggio importante ma non risolutivo come Angelo Donati – tale però da garantire una solida testa di ponte dalla quale poi poter ripartire per procedere con pazienza alla conquista di una visione più ampia e generale del periodo.